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30 novembre 2010

UN SALUTO ALL'ULTIMO DEI GRANDI...

La vedo già fissa la telecamera: una pozza di sangue e un corpo vecchio con la faccia schiacciata sul cemento. Così ha deciso di scrivere la sua storia Mario Monicelli dopo tanti anni, voleva trovare un modo originale di andarsene. Quanto sarebbe stato da persona "banale" morire a 95 anni dentro un letto d'ospedale? Poteva una mente creativa come quella del maestro girare un finale così scontato? E me lo immagino Mario mentre i giorni trascorrevano e il suo corpo invecchiava, ricercare una soluzione affinché nulla andasse perso. Deve aver pensato che suicidarsi in un Paese dove si stanno assassinando il cinema e ogni forma di espressione creativa, fosse l'incarnazione dello stato d'animo di chi, come lui, è vissuto per raccontare una storia. Deve aver pensato che non esisteva un'alternativa valida. Deve aver pensato che quel corpo vecchio, fosse diventato troppo ingombrante per evitarlo; che la sua testa avesse bisogno di respirare. Raccontano che abbia fatto un volo d'angelo dal quinto piano. Sono sicura che volesse volare, tutti gli uomini sono convinti che prima o poi impareranno. Lui c'ha provato e mentre scendeva giù, deve aver pensato, che alle brutte, sarebbe stato sufficiente ripetere il ciak. Del resto vivere quando intorno tutto muore, che senso ha? Deve aver pensato tutto questo e mentre rapido scendeva sono sicura che erano tutti attorno a lui ad applaudirlo. In prima fila il Marchese del Grillo pronto a combinargli qualche scherzo. Seguito da Dante Cruciani, che gli spiegava come scannissare la porta del Paradiso. In terza posizione, tutti schierati in fila come in un plotone di esecuzione, ecco apparire il Necchi, il Melandri, il Perrozzi, il Sassaroli e il Mascetti. In gran forma e pronti con la cinquina aperta per lo schiaffo della stazione, perché il treno de Il Monicelli era pronto a partire. Dietro di loro Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, tutti trafelati, avevano fatto appena in tempo. Lo salutavano e i loro volti si scolorivano e diventavano in bianco e nero. E mentre i colori perdevano luce e tutto intorno il nulla si faceva strada, Mario  cercava di pensare che, se dall'altra parte avesse trovato qualcuno ad aspettarlo, beh, allora Sperava che fosse stata una Femmina. E mentre tutti questi pensieri non lo facevano pensare,  il buio s'è lo rapiva per sempre. Roma se l'abbracciava forte e lo piangeva scatenando venti e piogge.

1 commento:

  1. Da ieri ho una grande voglia di rivedere "I soliti ignoti"! Immenso.

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