Il giorno dopo è ancora più bello. Li vedi così nervosi, litigare tra di loro, dare la colpa all’arbitro, ai laser e insultare il Nostro Capitano. Li ascolti e godi il doppio, perché è in quel preciso istante che hai la consapevolezza di quanto la Roma sia forte e di quanto la LaziE non sia niente.
Il derby non è una partita come le altre. I giorni che lo precedono fingi di non pensarci. Poi arriva puntuale la domenica mattina e t’inventi di tutto per riempire le ore che ti separano da quel match che può significare la vita o la "morte".Le vie di mezzo le lasciamo agli altri. Lo spirito di questa partita alla vigilia era quello di un bambino a cui è fuggito di mano il palloncino. La povera Curva Sud guarda la Nord vestita a festa con bandierine, aquile imperiali e striscioni. Anche le reti delle porte si fanno belle si coprono di storia e tricolore per i 150 anni dell’Unità d’Italia, celebrati con l’Inno. "Che schiava di Roma Iddio la creò" cantano Sud e Nord, unite.
Lo Stadio implode, come la schiuma delle birra quando
la versi velocemente. La pioggia batte incessante.
Sono nervosa. Lo sento nello stomaco e nella pancia.
Mirko è ancora arrabbiato per la figuraccia in Europa e scende verso il vetro a insultare i giocatori. Lo sono anche io ma quando Roma Roma Roma riempie lo stadio, davanti a quella Curva Nord troppo bella per una Sud in protesta, l’orgoglio romano s’impadronisce di me. Mi alzo in piedi, la sciarpa giallorossa in mano (che sono solita tirare fuori solo a fine partita) e canto. Il primo tempo inizia e dopo quattro minuti Pek prende la traversa. Il ritmo è alto. Guardo i minuti ma alla fine del primo tempo nessuna rete si gonfia. "Menez m’ha proprio rotto!" Mirko scende le scale per il solito caffè e se la prende con il francese. Le lamentele però sono poche. La Roma sta giocando bene. Aleggia la sensazione che qualcosa di miracoloso possa capitare. Fabietto fuma l’ennesima sigaretta. «Dammene una» gli dico. Mi guardano tutti sorpresi «E da quando fumi???» «Da oggi!» gli sfilo la Malboro , l’accendo e me l’ aspiro tutta d’un fiato. Antonella ci racconta di Antonio Di Carlo e Christian non sopporta decontrazioni. Nel secondo tempo una punizione di Totti ci regala l’emozione della stagione. L’euforia mi ubriaca e così, quando mi siedo, la mia testa crolla tra le mani e piango.
Piango come mio nipote Adriano quando ha mal di pancia ma non può ancora dirlo. Piango di gioia per Francesco, perché se lo merita. Si, sei sempre Unico e Ti Amo anche io! L’Olimpico perde la testa: chi perché rosica, chi perché gode. "Non vincete mai!Non vincete Mai!" La Nord si ritira, risucchiata con le sue bandierine, le sue speranze e i suoi sogni. La Roma ride, bella e spietata: SEMPRE UNICA. Anche Sandro, l’anti-Totti per eccellenza si arrende: «Ho detto a un mio amico, aiuto barbiere, che se Totti avesse fatto la doppietta, mi avrebbe tagliato lui la barba con la lametta!!!»
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