Ah, che bello è cominciare la settimana quando la Roma vince. Quasi non ricordavo più questo senso di liberazione gioia. Il giorno dopo la vittoria ti accorgi che la gente sorride e andare a lavorare è un divertimento. La sensazione di estasi inizia già dalla domenica sera. La vittoria cancella ogni pensiero e addirittura arriva ad alleggerire il pranzo da dieci portate di mamma e papà, e ti rende trionfatrice. Capita tutto in un attimo e quando Osvaldo perde il suo cipollino e osservi quei capelli sciogliersi in una pettinatura disordinata, quei capelli te li senti addosso e la smorfia della sua faccia te la imprimi negli occhi perché è bella e la conosci, l’hai già vista. Somiglia a quella di un Cristo e quando le braccia si muovono mimando una mitraglia sotto la curva: ti ricordi tutto e in un angolo del tuo cuore ti sussurri: “si, ti conosco!” e poi sorridi gustandoti la dolcezza di quel ricordo. Ognuno ha il suo stadio e quello della mia trasferta è stata Casa di Mirko, privilegio che si è guadagnata dopo essere stata lo scenario del pareggio con l’Inter. La scaramanzia del resto è una scienza quasi esatta: dovevamo vincere, non avevamo alternative e il fattore “Casa” poteva essere determinante. La formazione che appare sullo schermo non mi piace. E, la sensazione che nulla sia cambiato, si trasforma in verità dopo la fine di un primo tempo sciapo, come un filone di pane toscano.
Sarà stata colpa di un campo dal verde stinto come da un lavaggio in varecchina ( o da uno dei miei lavaggi direbbe il mio ragazzo). Sarà che le aspettative durante le attese sono sempre troppo alte e vengono categoricamente smentite. So solo che l’unico salto dalla sedia l’ho fatto quando l’omino della pizza ha citofonato allo scadere del45’ minuto di gioco, ossia quando per poco la Roma non segnava. Palo del Capitano e ribattuta di Osvaldo sul portiere. Mirko paga, manda via l’omino chiudendo quasi la porta e si dimentica di ritirare le pizze! Fortuna che l’omino gli ha impedito di cacciarlo e ha domandato: “le volete le pizze o no?” Il tifo è ‘na brutta malattia, l’ho sempre sostenuto, è capace di farti morire di fame. Nel secondo tempo qualcosa è cambiato. I passaggi sono diventati più veloci e la palla inizia a girare con più convinzione. Heinze si guadagna il podio, insieme al, nemmeno a dirlo, immenso Capitano. La birra è finita e i posti di “combattimento sono cambiati”. Mirko sempre all’angolino destro del divano, mentre io lascio la sedia per spostarmi nel centro del divano. La Roma corre e ci prova, pare che lo schieramento da divano funzioni. Poi arriva la mitraglia. Quando meno te l’aspetti, quando ti convinci che “Dio c’ha dato ‘na mano a fa prende ‘na botta in testa a Rosi” per dirla alla maniera del mio papà guru…invece Dio ti fa il dispetto e l’assist che vale tre punti a chi lo fa fare? Proprio a Rosi e nemmeno lui sa come (merito della botta) e Osvaldo insacca…e ta-ra-tta-tta-ta…mitraglia tutte le paure dei compagni che come palloncini impazziti corrono verso di lui e per gioco gli sciolgono la chioma. La sofferenza a quel punto è tutta nello sforzo di mantenere quel sudato vantaggio. Il Parma fa entrare Crespo, vecchio amico di giallorosse disavventure ma ancora una volta, ci mette lo zampino Dio, e Crespo esce per infortunio. E avverti che il vento è cambiato: “Voi vedé che un po’ di fortuna è passata dalla nostra parte?” 5 minuti di recupero e dulcis in fundo come mai un fischio che urla la prima vittoria romanista. E quando li vedi rincorrersi e saltarsi addosso ti rendi conto che tutti loro si sentivano proprio come te seduta sul divano: pieni di paura e di voglia di vincere.
Sarà stata colpa di un campo dal verde stinto come da un lavaggio in varecchina ( o da uno dei miei lavaggi direbbe il mio ragazzo). Sarà che le aspettative durante le attese sono sempre troppo alte e vengono categoricamente smentite. So solo che l’unico salto dalla sedia l’ho fatto quando l’omino della pizza ha citofonato allo scadere del
Migliore in campo ancora una volta Francesco Totti. E’ a lui che rivolgo il mio post scriptum finale: Tanti Auguri Francè, per tutti i gol che hai segnato (e perché hai la Scarpa D ’Oro, che io non ho), per ogni assist che hai creato (e perché non hai solo la Scarpa D ’Oro che io non ho ma anche il Golden Foot – il Piede Oro) e per ogni Tacco che hai inventato…(e non un Tacco12 ma tanti, tanti Tacchi che solo un N10 come te può avere…)
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