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31 ottobre 2011

Chi ha paura delle Streghe?

Il ponte fantasma. Sono davanti al pc da questa mattina mentre la testa vola oltre.
Oltre i confini di questo edificio e ancora più in là lontano. Non vorrei trovarmi qui mi piacerebbe gustare un poco di quel cibo buono per il corpo e per la mente che si chiama vacanza.
Poi leggo i giornali e mi accorgo che c'è il boom di disoccupazione tra i giovani. Accarezzo il mio badge di plastica bianco e mi ritrovo sorridente a "dieta" dal mio cibo preferito. Assurdo come l'unico modo per sopravvivere sia non mangiare...sembrerebbe un paradosso ma non lo è.
Oggi è Halloween e avrei tanto voluto organizzare una festa celebrando la zucca ma il lavoro me lo ha impedito.
Avrei voluto anche andare al Festival del Cinema di Roma... ci sono proiezioni interessanti spero di poterne approfittare anche se gli orari non sono dalla mia parte.
Tornando al lavoro che scende c'è qualcosa che sale: la crescita.
Quindi ben arrivata alla numero 7 miliardi:  Nargis nata in India, anche se a rivendicare il primato sono le Filippine con la bimba Danica. Comunque vada il mondo è donna! E di questo dobbiamo gioire.
 Il fine settimana è volato tra un impegno di lavoro e un altro ma questa settimana per me ha un sapore diverso. Ho la sensazione che si possano definire delle situazioni importanti, che il senso di oppressione e di frustrazione possa svanire a breve.
C'è bisongno di storie e di buone notizie perchè si sia disposti ad affrontare le giornate. Ecco qui dunque che Halloween mi offre lo spunto per tornare bambini.
"Dolcetto o scherzetto?" una domanda (retorica) che per anni ho sentito domandare nei film americani.
Una festa made in Usa, lontana dai nostri costumi. Poco festeggiata nella mia infanzia ma che oggi ha preso piede più del nostro oramai fatiscente Carnevale.
Si è affermata anche in cucina per la gioia dei palati. Ovunque puoi ottenere notizie su prelibati menù dal sapore di zucca, dall'antipasto al dolcetto.
E' scoppiata una sorta di epidemia che ha contagiato la mia amica Manuela (che questa mattina mi ha rivolto il suo augurio con un espressione maligna e una dentatura vampiresca) e mia sorella (che ha sfoggiato un volto cadaverico ma sorridente alla E.T o alla Joker, fate vobis).
Insomma questa sera si festeggia e mentre il mio capo Lerner decide di parlare dei mostri dei giorni nostri (politici e crisi economica) volgo il mio sguardo ai fantasmi. Pare che sbuchino da ogni dove.
I fantasmi del passato e quelli del futuro. I fantasmi pronti a riempirti di dispetti (ieri qualcuno ha rubato il mio casco) e quelli che ti regalano i ricordi.
Il 31 ottobre 1993 moriva anche River Phoenix, attore di soli 23 anni che ho profondamente amato...e nella stessa notte andava via Federico Fellini, il grande Fellini. Insomma cinema e halloween legate a stretto giro.
Cappelli da streghe e pipistrelli volanti: mangeremo ragni od occhi di serpenti sanguinanti? Ho deciso di stilare una breve rassegna dei film per questa notte...perchè sarà una notte lunga e nera.
Aprirei le danze con un film adatto anche ai bambini :
"Chi ha paura delle streghe?"  Una fantastica Angelica Houston incarna i panni di una strega pronta a incastrare un bambino trasformandolo in topo.
Per le nostalgiche di streghe buone come non citare Finnicella, una bellissima Eleonora Giorgi in "Mia moglie è una strega".
Era il 1981 ma lo shopping di Finnicella che da strega di stracci vestita che compra un vestito con le scarpe rosse è una scena cult che le donne non devono dimenticare.
Finnicella e il suo libricino rosso con le frasi magiche...
Proseguiamo con "Le Streghe di Eastwick" con un Jack Nicholson sempre in grado d'incutere paura...insieme a un cast femminile eccezionale: Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer.
Film che incutono paura ce ne sono a volontà ma Halloween è (tra le varie interpretazioni) la festa di Ognissanti, cui possiamo ricollegare la nostra tradizione culturale e religiosa. Data l'elevata concentrazione di mostruosità e terrerore nei tg
e nelle cronache quotidiane, propongo di passare la serata in compagnia di fantasmi
buoni: "Fantasmi a Roma" meravigliosa commedia con Edoardo De Filippo con Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman oppure l'americano "Fantasmi da Legare" con una splendida Daryl Hannah, un simpatico Steve  Guttenberg e un maestro insuperabile come Peter O'Toole.
Fermo qui i miei consigli perchè la voglia di vederli tutti mi ha colto all'improvviso, soprattutto il primo e l'ultimo. Se non li conoscete vi assicuro che non perderete tempo.
E' giunta l'ora d'indossare le scarpe da strega, montare in sella alla mia vespa che per questa notte sarà una scopa e andare a mordere il collo di qualcuno...ahahahahhaahh!!!!

E lo scherzetto continua

La Morini ha sbagliato. Zero punti in due partite, invece dei sei sperati.
Le bandiere sventolano in una serata che può avere il sapore della vittoria e, invece, si rivelerà come l’ennesima disfatta della squadra-progetto giallorossa.
Io e Mirko arriviamo con un’ora e mezzo di anticipo, pensavamo di trovare traffico. Sandro e Little Matteo, con un inseparabile cappello blu di lana, ci raggiungono poco dopo. Alle loro spalle Christian e Marco appaiono come dei piccoli scheletrini di Halloween e come dei fantasmi spariranno a fine partita, senza dire una parola.
Chi sperava di ricevere un dolcetto dalla squadra si sbagliava di grosso.
Lo scherzetto è di gran lunga più divertente è per questo che il risultato finale sarà 2-3. La signora Alma, per appoggiarsi lo stomaco, offre a tutti pizza bianca e mortadella.
Un profumo che mi ha torturato per 90 minuti più di quanto non abbia fatto la Roma. Schierata in campo con l’undicesima formazione diversa da inizio anno, nel secondo tempo ha sfoderato una rabbia che, a tratti, mi ha ricordato l’orgoglio della Roma porpora e oro.
Un orgoglio da lupo che ha tentato con le unghie e i denti di agguantare per lo meno un punto.
Il Milan ha giocato con un Aquilani per nulla nostalgico e un Ibra sempre più decisivo, soprattutto quando si tratta di segnare all’Olimpico.
Tanti gol che non ti lasciano il tempo di annoiarti, almeno questo va riconosciuto al Mister che per la prima volta ammette “Se non miglioriamo i dettagli, non saremo mai Grandi”.
Già come ha detto Andrea: “E’ una Roma fatta da piccoli uomini, troppo piccoli”.
E mentre Christian se la prendeva con i tifosi di curva augurandogli : “Una bella sconfitta della Roma così esonerano Luis e arriva il fenomeno che vi meritate: Delio Rossi”, mi sforzavo di spiegargli che: “Un progetto è costruire qualcosa e non andare per tentativi”.
Nello stesso momento il Catania vinceva contro il Napoli e una tifosa delusa urlava: “Montella tutta la vita” mentre saliva le scale diretta all’uscita con un quarto d’ora d’anticipo.
Nel cielo era ancora giorno, l’ultimo con l’ora legale.
Quattro minuti di recupero ma nulla cambia.
Al gol di Nesta Alma urla: “pure quello dovevamo fa’ segna’???”
Fortuna che Bojan accorcia le distanze. Silenziosi aspettiamo per una volta il miracolo. Non ci sarà.
“Questa Roma è anche sfortunata!” e me la prendo anche io con la dea bendata.
Al triplice fischio il primo a chiamare è mio padre: “Un arbitraggio come sempre assurdo e poi questi ragazzi, li vedo così spaesati, non hanno idea di cosa fare”.
E meno male che anche lui lo dice.
Torno verso casa ma resto sconvolta dal mio stato di rassegnazione.
Completamente insensibile, non riesco più nemmeno ad arrabbiarmi.
Il mio ultimo sguardo, prima di lasciare la Sud, orfana del suo inno finale di vittoria,  corre in campo e si ferma su Borriello, il nostro Marco che sembra un cavallo selvaggio legato per piedi e mani.
Nessuno commenta. Qualcuno è stanco di aspettare i risultati, qualcun altro continua ad avere fiducia.
Mentre lo sciame di tifosi si dilegua nelle strade della Capitale, s’è fatto buio.
L’autunno durerà poco e l’inverno arriverà presto.
Anzi, è già arrivato.

28 ottobre 2011

Voglio un dolcetto

Il termine PROGETTO, deriva dal latino proiectum, (participio passato del verbo proicere) letteralmente traducibile con gettare avanti; il che spiega anche l'assonanza etimologica dei verbi italiani proiettare e progettare.
Questo significato è l’unico che si può attribuire alla Roma allenata da Luis Enrique: gettata in avanti.
Non ho mai creduto che mandare via gli allenatori sia la soluzione ai problemi. Mai. Non lo credevo per Ranieri, né per Montella (forse l'ho pensato per Voeller, lo ammetto!) però devo confessare di essere molto perplessa.
Mercoledì ho visto la partita a casa mia, certa che avremmo fatto una buona prova. La formazione apparsa sullo schermo mi ha da subito spiazzata. Non tanto per la spregiudicatezza, diventata ormai usuale, ma per la totale assenza di logica nelle scelte (anche queste sempre più usuale).
Mi sono chiesta: "Ovomaltino non gioca?" e risposta: "Il Mister avrà le sue ragioni".
In campo dopo è successo quello che era prevedibile. Una squadra addirittura con 4 attaccanti e due difensori centrali nel secondo tempo è difficile che vinca.
Questo per me è un insulto a qualsiasi pazienza. Per gli altri no perché di fronte a un Luis ( e non Luigi) che dice di aver visto la migliore Roma della Stagione, non uno che si sdegni e che risponda: “Ma che stai dicendo??? Ma cosa hai visto???”
Anzi la stampa elogia e sostiene quello che ormai ha l’aria di essere un beniamino.  
Per me giocare a calcio richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice far girare palla.
Tentare un commento tecnico (di cui non mi ritengo all'altezza) di una partita che è già negli annali della storia non mi diverte.
Quando questa mattina il GuRu mi ha rimproverato, perché troppo rigida nei miei commenti sull’allenatore spagnolo, ho capito che non c’è più speranza.
Ragazzi qui si sta perdendo il senso della ragione, qualcuno è stato capace di appannare tutte le viste o, peggio ancora, è giunta l’ora di chiamare la mia oculista perché temo di aver avuto un crollo vertiginoso della miopia.
La chiamo subito l’oculista, oggi stesso, perché domani spero proprio di vederci meglio! Infatti alle 18.00 sarà Roma – Milan. Una partita e tanti ricordi.
Il Milan è una delle squadra che ho sempre avuto in simpatia (come tutti i bambini degli anni '90). Sono cresciuta con quello di Sacchi, l’unico che per un attimo ha fatto vacillare la mia fede giallorossa (ma solo perché vinceva sempre e avevo 10 anni!)
Il GuRu mi rimise sulla strada giusta minacciando di mandarmi il collegio.
Il Milan che vince lo scudetto al posto della Lazie. La cavalcata di Weah lungo il prato dell’Olimpico fino a segnare una rete da far piangere.
Il Milan che mette sempre paura, anche la scorsa stagione quando si è messo a festeggiare sotto la nostra curva il suo ennesimo scudetto.
Una squadra con la doppia faccia come Apollo e Dionisio. Il  cui lato scuro è composto dal suo Presidente; da Galliani che esulta; da Nesta in difesa (che ha sempre il sapore della Lazio); da Ibra quando segna (sempre!) e da tanto altro ancora.
Il Milan è anche la squadra a provato a strapparci Francesco Totti, che contro la squadra di Milano (di solito a SanSiro) ha sempre giocato egregiamente, per sfregio a chi lo voleva rossonero.
E allora mi augurerei che fosse lui l'Apollo di questo incontro: il dio che illumina e regala gol ma non ci sarà e vincere sarà dura ma possibile.
Per allentare la tensione in questa settimana pregna di calcio, e calci, ho deciso di dedicarmi una Notte al Museo. Così questa sera, persa con lo sguardo sulla volta della Sistina, cercherò di redimermi. 
Consiglio a tutti di procurarsi un’azione “sana” : Mens sana in corpore sano, è l’adagio antico che ha sempre ragione.
Questo week end è anche quello del ponte della Festa dei Santi…sembra che questa aurea di santità e di benedizione continui ad accompagnarci ma prima c’è la notte di Halloween e tra dolcetto e scherzetto questa volta vorrei un dolcetto.
Per concludere per Tutti (o Totti è uguale), i Tacchi e i Tacchetti!!! Speriamo che la Rotaciòn Cultural si fermi qua e propongo l'attacco che vorrei: Borriello, Ovomaltino e il Predistinato dal primo minuto insieme.

POST SCRIPTUM:
Tornando a Halloween.
Pare che, lo scorso anno, la signora Totti, alla fatidica domanda: “Dolcetto o Scherzetto?” Abbia risposto: “Scherzetto” e si sia mangiata i dolcetti dei bambini, suoi vicini di casa, lasciandoli di stucco.
La cosa l’ho trovata davvero divertente, speriamo che in campo la Roma prenda esempio dalla bella Ilary, lasciando di stucco l’avversario.
Parola di Tacco 12.

26 ottobre 2011

E' giunta l'ora di sfatare i Miti

E' l'ora di farla finita.
La Chierry&theEternalCity è seduta in un caldo ufficio, con un lavoro apparentemente buono (ma a tempo determinato) a scervellarsi su come arrivare a fine mese.
La mia cara Chierry è una delle tante. Si sveglia la mattina scolandosi un caffè amaro perchè bisogna avere lo stomaco forte per affrontare la giornata.
Cerca di affondare il dito il più possibile nella vaschetta della crema, ormai esaurita e con la stessa modalità d'accattona elemosina grammi di fondotinta e correttore.
Si trucca, con una matita nera (quasi completamente temperata) e sceglie il vestito che le entra meglio, in attesa che la dieta faccia effetto così da poter calzare nuovamente vestiti vecchi ( ma buoni ) di una taglia in meno, conservati nell'armadio puliti.
L'odore di lavanda si leva dal cassetto come se un prato in fiore si aprisse sotto i suoi piedi.
Le scarpe per fortuna non mancano ma anche loro hanno un'età. Le ha sempre tenute con cura e le ritiene un investimento, che di questi tempi di magra si sta rivelando utile.
Così come per le borse e tutti gli accessori diventati fuori badget.
Fuori piove. Negli ultimi anni gli autunni e gli inverni sono diventati così: uggiosi e tristi. Colpa di questa crisi che ha investito anche il tempo. 
Prima di chiudersi la porta alle spalle prepara la sua borsa del pranzo: un po' di verdura e frutta. E' arrivato il momento mangiar sano. Uno sguardo alla figura nello specchio. Ha l'aria di chi è preoccupato. La felicità si abbraccia alla serenità e soprattutto a un'età in cui non bisognava fare i conti con scadenze, mutui, bollette.
Ride di una gioia intrinseca, di quella  che una persona ha per dna e per fortuna. Rimboccarsi le maniche non è mai stato un problema ma qui non ci sono più maniche da rimboccare. Qui ormai ti propongono solo lavori gratis e Chierry di gratis non riesce più nemmeno a pronunciare la parola. Ci vuole pazienza e tempo. Ci vuole sacrificio. Lo dice per convincersi che tutto andrà a posto e quando, non è dato saperlo.
Una luce fioca filtra tra le tende bianco sporco del soggiorno. Dei fiori appassiti s'inquadrano in un caminetto mai acceso e mentre Chierry si fa scivolare il copricollo per poi farlo risalire a mo' di cappello sottocasco. Durante questa operazione maledice la tv e quei film che l'hanno illusa di diventare una famosa giornalista e di poter comprare una bella macchina senza rischio di ritrovarsi con una leccata di mucca in testa.
Un altro mondo, un altro Paese. L'American Dream è un mito duro a morire in questo che non è un Paese per Giovani.
Una foto di qualche anno fa' troneggia su dei giornali dai titoli che hanno segnato la storia. E' una foto con una buffa espressione, perplessa. Una smorfia che non sapeva ancora cosa le sarebbe accaduto ma che, in qualche modo, coglieva in pieno il futuro che le si è poi verificato.
Dentro quella casa nulla è fuori posto. C'è un bel divano e un letto accogliente. Una doccia invitante e un terrazzo spazioso. Dentro quella casa c'è una vita che va difesa con le unghie e con i denti. Pensa questo Chierry quando apre la porta e se la lascia chiudere alle spalle.
Scende con lentezza i piani e ascolta le voci che attraversano le porte. Un bambino urla. Un anziano ascolta la televisione con il volume troppo alto. La signora del secondo piano ha cambiato il tappetino e il portone d'ingresso è sempre aperto. Chierry&theEternalCity deve ricordarsi di chiamare l'amministratore e di mettere benzina.
La mano nuda coglie una goccia, la tempesta sta per arrivare.
Mette in moto la vespa e vola in un traffico macchinoso come un ingranaggio mal oleato.
Dei ragazzi prendono l'autobus con lo zaino alla spalle. Nessuna nostalgia. La vita è adesso e il pensiero del suo Amore le ricorda che i suoi sogni possono e devono ancora realizzarsi. 
Nessuno le ruberà la vita, qualsiasi cosa accada, nessuno gliela ruberà. 
Un idiota con la macchina decide di prendere una pozzanghera che investe Chierry di acqua sporca. Un po' Bridget Jones, un po' Carrie Bradshaw ma tanto EternalCity. Si ritrova gridando improperi al guidatore sporitivo di turno. 
Intorno il caos: clacson, ambulanze,finanza, pulman e autobus. Un Paese che pur camminando rimane fermo. E che ci rimanesse da solo. 
Le galosce salvano i piedi dalla pioggia. Chierry pensa che le piacerebbe un Tacco12 impermeabile e che, prima o poi, lo inventerà. L'unica cosa che non cambia taglia è il piede...una scarpa è per sempre.

25 ottobre 2011

Un LaMela al giorno, toglie il Palermo di torno


Detesto avere sempre ragione. Mi rendo conto che dall’alto del mio tacco12 non può essere che così ma averne la certezza ogni volta diventa quasi noioso. Per essere donna e non capirci niente Erik LaMela l’avevo chiamato il PREDESTINATO e, così è stato. Bastano 7 minuti contro il Palermo per sigillare l’esordio con un goal diagonale bellissimo. Una gioia, che per un attimo, cancella l’amarezza della prematura morte di un altro giovane sportivo italiano: Ciao Marco. LaMela Goal!!! (che non è la Mela Gold quella gialla e zuccherina come sembrava dire lo speaker allo stadio) ci regala una vittoria, ancora una volta, sofferta, fino all’ultimo minuto. 83 minuti non bastano al Palermo che, comunque, ci prova. Il capro espiatorio che mi sono scelta: si chiama Federico Balzaretti, numero 42. Trascorro tutta la partita a prendermela con lui. “Ma quello non è Balzaretti, sta dall’altra parte” mi rimprovera Mirko. “E chissene importa, è colpa di Balzaretti lo stesso”. Sarà perché ha una moglie (la ballerina classica Eleonora Abbagnato per i meno informati) che non va sui tacchi ma sulle punte (e pesa un grammo e non ha bisogno di diete!), oppure perché ha quel cipollino che nemmeno lontanamente somiglia Ar Cippollino nostro. Fatto sta che, domenica, a Balzaretti, proprio non lo sopportavo. Nonostante l’impegno Ovomaltino non ha segnato e un po’ mi è dispiaciuto. I commenti sugli spalti durante primo e secondo tempo si somigliano molto. “Non la prendono mai di testa. Non inquadrano lo specchio della porta” ed è tristemente vero. Eppure, a qualcuno, questa Roma piace. Sandro s’informa sulla mia dieta (che prevedeva una mela per merenda e non è una battuta!) e si concentra sul derby di Manchester. “Gli facessero un altro gol” commenta Mirko, sperando che il City affondi lo United, con un 7-1, mentre con gli occhi torna a guardare il campo cercando di capire quale maglietta indossa De Rossi che ha una manica corta e una lunga, cosa rara e che un collezionista deve avere. Ma si trattava di una sottomaglia in cotone. Nel frattempo, mi diletto leggendo un opuscoletto nel quale scovo un’interessante pezzo di un tale professor Marcacci (lo conoscete?) su Totti e la comunicazione mediatica spunto per una tesi. Quando, entra Miccoli, e l’angoscia sale, perché i piccoletti sono terribili, hanno il senso dell’inferiorità e attaccano per non essere aggrediti (come i cani). Fortuna che esistono i giganti e soprattutto che il tempo scorra, questa volta il Piccoletto Terribile non ha tempo, deve arrendersi: la Roma vince. Sandro si domanda quanti punti riusciremo ad ottenere nelle prossime partite, mentre La Morini senza esitare dice: “Sei! Perché no?” La Morini è la nostra indovina e se lo dice lei io ci credo. Quindi appuntamento alle 16 per il sabato di Roma – Milan e tanti saluti e baci a Christian e Marco magicamente risucchiati dalla folla. La sera mi aspetta il ring, tutto al femminile, di Goal di Notte. E a chi dice “esiste ancora?” rispondo di si e che se lo guardano in molti, pare. Ho dovuto difendere i romanisti dall’attacco di “bagno di umiltà” che molti ci attribuiscono dopo il derby. Ribadisco anche qui. Umile a un romanista? È un ossimoro! Siamo solo working in progress (per dirla alla Di Benedetto) oppure trabajo en progreso (per dirla alla Luis). Non lo dico in francese e in tedesco perché non se lo meritano. Quindi noi siamo poliglotti e per capirci abbiamo bisogno di più tempo. Per il momento pensiamo a prenderci Genova e poi al Milan. Oggi il Mister Luis ha tenuto a specificare che  “Siamo fuori dalla lotta scudetto”. Domanda: Qualcuno vedendo giocare la Roma ha mai avuto dubbi al riguardo? Non credo, è per questo che crediamo al progetto…e comunque che il mercoledì, come il week end, sia sempre (Di) Benedetto.

Post Scriptum: La Lazie è seconda, da sola, in classifica. Vincerà lo scudetto. Parola di Tacco12…a venerdì e Forza Roma.

LAMELA GOL(D)!!! :-)

Alle 15.00 all’Olimpico è Roma – Palermo ma lo stadio è avvolto in un’atmosfera grigia e sospesa. Le nuvole in cielo assumono i toni neri del lutto, come quello che  i giocatori portano al braccio. Nero, come quel momento in cui si fa buio perché salta la luce. Poi un’immagine illumina tutto. La foto di Marco Simoncelli, con il suo sorriso, ha riempito gli occhi di quelli che la guardavano in piedi applaudendo. La partita ha inizio così, con uno straziante saluto a un ragazzo, prima che motociclista, di 24 anni. Dopo il fischio d’inizio al 7’ un altro di ragazzo fa sorridere i suoi tifosi. Ha segnato un gol in diagonale, bellissimo e ha alzato il dito indice verso il cielo come a dire “dedico a te Marco, il primo gol”, quello del suo esordio. Erik Lamela signori e signori finalmente è arrivato. “Lo sapevo! Lo sapevo! E’ un fenomeno” e avvolgo Mirko per la gioia. Quando lo speaker dice Lamela gol! Capisco male. Mi piego avanti e dico ad Antonella “Chi? La Mela Gold?” Mirko mi fa uno sbuffetto: “Si, a te la dieta ti fa male!” Alma ha il volto stanco e tirato. Inizia l’autunno più rigido e per lei (e per tutti noi) il freddo diventa difficile da sopportare. Ci si aiuta  con i cioccolatini. Alma ne ha una confezione intera e li distribuisce ad inizio gara. Il mio amico Marco (new entry) mi viene a cercare alla fine del primo tempo “Dopo il gol di nuovo fermi”. In effetti la Roma continua a non regalarci un bello spettacolo. “Come al derby, segna subito e poi ci fa sentire male fino alla fine” prosegue. Christian, arrivato per ultimo poco prima che la partita iniziasse, approfitta dell’intervallo per mangiare un Cornetto Algida e far venire voglia a Mirko e a Marco e a me che prendo a mozzicare la mia mela  (maledetta dieta!!!) Il Pilota Andrea è arrivato accompagnato da suo figlio, anche Antonello ha con sè Francesco e il Capitano, inquadrato in tribuna, tiene stretto il primogenito Christian. “Aho, ‘sta Roma è sempre più giovane!” dice Sandro stringendo Little Matteo. Il secondo tempo ha bisogno di essere affrontato con un caffè forte. Qualche tiro del mio Osvaldo ma la cosa che più sento riempirmi le orecchie è: “Avessero preso una palla di testa” accompagnata da un altro: “Com’è possibile che non prendiamo mai lo specchio della porta?” Sbuffo. Ho l’ansia che mi pompa dentro insieme al sangue. Vengo da una settimana post derby devastante e i fantasmi mi tornano a girare nella testa. Si segna al 7’ “Troppo presto! Troppo presto!” ripete Sandro mentre cerca freneticamente il sigaro che è volato chissà dove. Il derby di Londra finisce 6-1 per il Manchester City. Mirko da collezionista ossessivo cerca di capire che maglia indossa De Rossi. Il n.16 sembra avere una manica corta e una lunga. Solo a fine partita risolveremo l’enigma : “Ha una sottomaglia di cotone” dice soddisfatto per aver trovato la soluzione. A pochi minuti dalla fine entra Miccoli, quel piccolo ma fenomenale Miccoli di cui ho sempre il terrore ma non avrà il tempo. Roma ha vinto. Lo stadio si svuota. “Se dovessi scegliere tra 3 punti a Genova e 3 con il Milan, quali sceglieresti?” conclude Sandro rivolgendosi a Mirko: “1 con il Genoa e 3 con il Milan” e mentre io penso alla mia risposta, Antonella traduce le mie aspettative: “Perché 6 punti, no?”  E’ lei la nostra indovina e ha sempre ragione

21 ottobre 2011

ON AIR SU 101.5 DEL 21 OTTOBRE 2011: IL PREDESTINATO

La settimana volge al termine e questo ha dell’incredibile. Dopo un Derby perso, un alluvione (per forza di cose, dato che l’evento sportivo era di levatura apocalittica), la morte del Rais Gheddafi e la nascita di Dalia Sarkozy, direi che tutto sommato essere arrivata sana e salva al venerdì ha quasi del miracoloso. Nel mio piccolo mondo, di contro, è nato Riccardo (auguri a mamma Carlotta e al papà Gabriele) e, fenomeno che potrebbe condizionare le maree, ho iniziato la dieta. Dopo un anno di mangiate senza regola, ho deciso di mettermi a stecchetto. Voglio essere pronta per eventuali festeggiamenti primaverili, del resto è l’ottimismo che va alimentato più del il corpo. La settimana sta finendo ma gli strascichi post derby ci sono ancora…oggi per esempio arrivata in redazione ho preso l’ ascensore con Manuela (interista) e Paolo (laziale). La prima mi guarda e, sincera, mi fa: “ti ho pensato recentemente non mi ricordo per cosa” il secondo, finto simpatico: “perché ha perso il derby”. Manuela dice: “giusto!” e poi aggiunge “mi è molto dispiaciuto”. A chi lo dici! Ho risposto in cuor mio. Le delusioni passano con il tempo e con le nuove notizie. Quella del giorno, per esempio, è l’arrivo del Sor Baldini. Il Sor o il Sola devo deciderlo. Fatto sta che ha detto: “De Rossi è orientato a restare” e che uno dei problemi da risolvere è la presenza di biglietti vip (tradotto: i vip non pagano il biglietto). Pare proprio che anche i ricchi piangeranno dunque e finalmente vedremo quali saranno i tifosi doc e quali gli “occasionali” (o degli ultimi mesi come ha confessato esserlo Sabatini) Su Baldini mi riservo di parlarne, dopo la firma di De Rossi, tra qualche tempo. Un po’ come i risultati del mio digiuno, gli effetti hanno bisogno di almeno dieci giorni. Ed i prossimi di dieci giorni saranno intensi, perché domenica giocheremo contro il Palermo ore 15, mercoledì andremo a Genova alle ore 20.45 e infine come la ciliegina sulla torta, ci toccherà il Milan sabato prossimo alle 18. Insomma giocare alle 15 di domenica è un vero e proprio miraggio. E come i migliori miraggi è meglio fissare l’appuntamento. Così Sandro, che si sta lentamente riprendendo dai postumi del derby, ha già mandato un messaggino alla ciurma: ore 13.30 davanti alla ex pasticceria. Cosa mi auguro? Beh, ci sarà il sole e soprattutto i tre punti. E poi vorrei il Capitano in campo, perché mi fa sentire bene. Quel numero 10 è l’ analgesico dei tifosi giallorossi: della serie “se si perde abbiamo visto comunque in campo il Capitano!” Il Guru tace è ancora sotto botta. Non ha avuto tempo di dispensare qualche perla sulla partita di Domenica ma metterei la mano sul fuoco su un suo: “Se vince facile” e speriamo.  I Rosa non sono mai stati un avversario semplice e dopo aver perso contro il Milan, perché mai dovrebbero farci un regalo? Non riesco a prevedere un risultato ma spero che il piccolo Miccoli faccia il bambino vicino al gigante Stekelemburg…sarebbe imbarazzante se si verificasse il contrario, non credete?  In campo ci sarà finalmente titolare il giovane fenomeno argentino: Erik Lamela. Mi sono messa, come mio solito, a “scartoffiare” nella biografia del ragazzo, alla ricerca di un segno che m’illuminasse. Non ci ho messo molto: sono stata immediatamente fulminata. Erik Lamela è nato il  4 marzo  che nel calendario del Campionato significa: derby di ritorno. Se questo non è un segno. La notizia mi ha reso adrenalinica. Ho iniziato a proiettare una serie di aspettative sul piccoletto, che potrei soprannominare : il PREDESTINATO. Concludo con un : “Che questo week end sia (di) Benedetto” e un Roma Daje che ci sta sempre bene.



Post Scriptum : anche ieri la Lazie ha dimostrato di essere una grande squadra e sono certa che vincerà l’Europa League. Parola di Tacco12.

18 ottobre 2011

ON AIR del 18 Ottobre 2011: I POSTUMI DEL POST DERBY


Le statistiche non sbagliano mai. Il Derby lo doveva vincere la Lazie e così è stato. Questo pensiero, e quello di non aver preso freddo in uno stadio infestato da uccellacci mascherati da tifosi, ha mitigato la mia digestione post partita. Certo è che a nessuno piace perdere a 30 secondi dalla fine. Mi sono ritrovata davanti alla tv a gridare come fossi stata una di loro: “NON E’ GIUSTOOO! NON E’ GIUSTOOO!” e a quel punto mi sono vergognata terribilmente. Oh mio Di Benedetto! Rischio di trasformarmi in loro!!!  La verità è che il pareggio sarebbe stato il risultato migliore ma questo è il calcio e di giusto c’è poco. Il GurU a fine partita ha dichiarato : “Tagliavento ha pareggiato i conti”.  Mi dispiace ma la trappola “arbitro” la voglio proprio evitare. La mia è la filosofia di Luis…”dell’arbitro non parlo” perché (aggiungo io) se ne parlassi mi arresterebbero (per dirla alla Capitano). Un Derby perso in 10 contro 11, dopo un rigore contro, e con un signor Totti seduto comodamente davanti la tv a casa. Questi i fatti e se la Lazio avesse perso in queste condizioni, temo che i suoi tifosi non si sarebbero più ripresi. Insomma abbiamo giocato con l’handicap ( e al momento del 2-1 addirittura in 9 ), come fare di più per farli vincere? La cosa che mi rallegra è che il nostro Capitano ha avuto ancora una volta ragione (cosa che manda in bestia i laziali) e mi riferisco all’ uomo partita (quello serio) che è stato Klose .
Me la prendo, invece, con i romanisti che si sono permessi di criticare Ovomaltino e la sua maglia. Domando loro: e se la Roma avesse vinto con quel gol??? Quante bacheche di Facebook avrebbe riempito quella faccia da schiaffi di Osvaldo? Vi dirò di più, se avesse tenuto il cipollino secondo me sarebbe stato ancora più coatto e cattivo. Il problema è che non ha fatto la mitraglia! Era solo il 6’ minuto quando mi sono alzata in piedi in uno stato di ebbrezza della serie me so’ scolata ‘na boccia de vino. Lo sapevo! Siamo superiori…però Manca troppo, manca troppo mi ripetevo. Non vi nascondo che quel “V’ho purgato anche io” mi ha fatto sentire la presenza del Capitano e in questa mi sono adagiata vincente. Solo il giorno dopo mi sono resa conto di aver visto un’altra partita, come dice Mirko, quando ho letto i giornali “una Super Lazio vince il derby”. Non ho visto una Lazio Super. Certo la partita ha cambiato volto al secondo tempo e le nostre sostituzioni sono state forzate. Durante la pausa mangiucchio. C’è a chi si chiude lo stomaco ma io divento nevrotica e se non prendo a mozzichi qualcosa, le mie unghie rischiano una fine poco “femminile”. “Caressa non lo sopporto, senti quello che dice!!!” ormai è ufficiale, l’urlatore di “facciamo tutti le valigie andiamo a Berlino” non lo sopporto più. Tra lui e zi’ Bergomi non capisco chi ha più bisogno dell’oculista. Mirko, che la pensa come me, accenna a un cambio commento ma un mio “Sei matto? Con questo commento ha segnato Osvaldo!” l’ha bloccato all’istante. Purtroppo non è servito a nulla nemmeno tenere la finestra aperta, la luce della cucina accesa e la postazione alla destra del divano. Niente. Nessuna scaramanzia ha potuto, contro un vento che tagliava ogni speranza…e proprio quando il verso di liberazione stava per librarsi in aria, arriva quello del laziale che prende possesso di me: “NON è GIUSTOOO!” mi disgusto da sola e mi tappo (mi Tacco J ) la bocca. Decido che il mio Derby finisce al 6’ del primo tempo: Ovomaltino GoL e la Nord se ne sta muta nella sua scenografia incomprensibile con le sue bandierine da un colore triste. E mi dispiace laziali ma abbiamo vinto ancora NOI perché a fine partita le vostre parole sono tutte per Totti “che ha mancato di rispetto a una persona anziana” e per Osvaldo “che quella maglietta la doveva tirare fuori solo alla fine dato che poi ci si è pulito…”…ancora NOI il vostro incubo peggiore. NOI, che c’inventiamo una nuova promozione: “Ogni 5 derby persi 1 è in omaggio” e contiamo i giorni che ci separano dalla prossima stracittadina: il 4 Marzo 2012 (giorno più e giorno meno). NOI che quel giorno, riempiremo la Tribuna Tevere e con lei tutto l’Olimpico…NOI che faremo mitraglie, alzeremo maglie e avremo in campo il Capitano...NOI che vi abbiamo fatto vincere un derby perché era quello meno doloroso da perdere e perché, a gioca’ da soli tutte le volte, non c’è gusto…

POST SCRIPTUM DEDICATO AI LAZIALI: Lunedì mattina a Roma non rideva nessuno, poi venite a dirci che siete romani J

14 ottobre 2011

TACCO12 ON AIR : I LAZIALI DELLA MIA VITA...

Odio il Derby con tutta me stessa ed è solo venerdì. Ieri la conferenza stampa del Capitano mi ha dato il colpo di grazia: mi è ufficialmente salita l’ansia. L’uomo derby “è Reja” fortuna che c’è Francesco a smorzare i toni. ‘Sti laziali non sono capaci nemmeno di farsi una risata (vedi le dichiarazioni di Rocchi e di Reja).
Questa sera (dato che sono certa che Alessandro non mi risparmierà lo anticipo io) sarò ospite al programma Calcisticamente su 5 Stelle e rappresenterò la tifoseria romanista. Sarà un nido di aquilotti ma di quelli buoni, spero. Ed è meditando su questa mia partecipazione che mi è venuto in mente di discutere con voi sulla “specie laziale”. Dicono che sia in estinzione, per quello che mi riguarda di tali esemplari ne conosco tanti. Ho iniziato nell’infanzia. La mia amica di scuola (asilo/liceo) è stata Roberta, un’ aquilotta tesserata in Curva Nord. Ci vogliamo molto bene, e solo lei può raccontare la mia espressione ogni volta che varcavo la sua cameretta con i poster alle pareti di Nesta, Almeyda, Salas e Veron. Quella Lazio era una squadra che non perdeva mai. Era divertente quando, durante l’ora di educazione fisica, io indossavo la maglia di Totti e lei quella di Nesta. Quei pomeriggi liceali sui dizionari di greco e latino mi tornano in mente sottoforma di un montato immagini, come fossero la scena di film, di quelle con la musica di sottofondo con il sottotesto: “niente può scalfire l’amicizia”. Tra di noi è sempre esistito un patto non si parlava di Roma e di Lazio anche perché se ne avessimo parlato, ci saremmo accorte che, c’era qualcosa che poteva scalfire la nostra amicizia, eccome se c’era! Così, da anni, con Roberta di calcio non parlo. Mi ricordo quella volta che la Lazio perse lo scudetto all’ultima giornata. Mi rimproverò di aver appeso sul mio  balcone ( che è di fronte al suo) due maglioni uno rosso e uno nero. “Non l’avrei mai fatto a te!” mi disse…ma il mio era un innocente  cambio di stagione e poi il GurU mi aveva detto: “non me la dimentico mica Mara (mamma di Roberta) quando a Roma-Lecce mi è venuta a citofonare sotto casa”. Quindi la mia era stata solo una tacita vendetta trasversale. Con il tempo ho capito che Roberta è una di quelle laziali con la quale non ci si può prendere in giro. Una delle laziali che prende il calcio troppo sul serio, una laziale ecco. Per fortuna che c’è mia zia Cinzia. Lei che ha sposato il fratello del Guru, che se possibile è più romanista di mio padre, ed è tesserata in Montemario. Lei, è l’unica, con cui posso sfottermi serenamente. E’ a lei che va il mio sms in caso di vittoria ed è a lei che rispondo se m’invia un messaggio in caso di sconfitta (cosa rara del resto). Tra noi è, come dire, consentito. Però, essendo laziale, le è capitato di fare la “rosicona” (e lo ha ammesso). Durante l’ultimo derby (quello della doppietta di Totti) non ha risposto al mio messaggino post partita.  “Ero fermamente convinta che lo vincessimo noi” ha confessato, quando le ho chiesto come mai non aveva risposto. Ma so’ laziali, che ce voj fa’? Oltre ai laziali sul posto di lavoro. Come il mio compagno di banco Francesco Izzi e poi Marco Vittorini e infine tutto il reparto dei montatori: Antonello, Fabio A. e Fabio P. (questi i più accaniti) E li nomino tutti perchè se lo meritano. Un altro aquilotto riempie le mie giornate ed è la peggior specie di laziale quella che incarna il mio “potenziale” cognato. Ebbene si, mia sorella più piccola ha commesso questo errore. Sapete quelli che fanno finta che non gliene importa nulla e poi si comprano l’abbonamento e ti sparano battutine velenose accompagnate da un “tanto vincete voi”? Recentemente ho anche scoperto che lavora per la SS Lazio, stendiamo un velo pietoso. Sapete cosa ha fatto al GurU (motivo per il quale si è conquistato l’appellativo di “potenziale genero”)?  La prima volta che l’ha incontrato gli ha fatto il gesto dello zero con le dita…Papà non credeva ai suoi occhi “Che vuol dire scusa?” gli ha chiesto incredulo. “Zeru tituli” ha risposto lui, con un’innocenza quasi commovente. Non sapeva quanto gli sarebbe costato quel gesto…e ha ingenuamente peggiorato la situazione quando ha sostituito lo screen saver sul pc del Guru che recitava “Daje Roma Daje” con “Forza Lazio”. Questi sono loro, quelli che s’attaccano a Olimpia…e non la mollano mai J

Post Scriptum da donna: tanto per essere precisi: non vado allo stadio perché anche il Capitano resta a casa e oggi ho indossato le ballerine per evitare che i “cugini” sentissero ulteriormente “il complesso d’inferiorità” e sarà quel complesso il segreto della vittoria. Parola di Tacco12. Non resta che dire Forza Roma!


12 ottobre 2011

La Nuova Arena...

Ieri sera ero in trasferta per lavoro a Milano. Non avendo nessuno con cui passare la serata ho deciso di seguire il suggerimento di un amico che la sa lunga sul cibo. Ho studiato a dovere il percorso e munita di cartina e di un pizzico di fame, quanto basta per rendere ogni esperienza culinaria interessante, mi sono diretta verso piazza della lega Lombarda, 5. A questo indirizzo, a pochi passi dalla fermata dei tram, che continuano imperterriti le loro corse, e davanti al parco Sempione c'è il ristorante pizzeria Nuova Arena. Mi ero informata sulla tipologia del locale e sapevo che, se mi fossi presentata troppo tardi e senza prenotazione, avrei potuto rischiare di non trovare il tavolo. Così ho cercato di battere sul tempo il popolo degli affamati e alle 19.30 facevo già capolino nel locale dalle atmosfere anni '50. Il proprietario mi ha detto che potevo avere il posto che preferivo, il locale era già aperto anche se ero l'unica ospite. "Se fosse già tutto pieno cambierei lavoro perché sarei distrutto" (Milano evidentemente non è Roma, perché il mio papà ha la sala già piena di affamati a quell'ora). Ho scelto un tavolo all'angolo della sala. Da lì avrei avuto una visione completa del ristorante. Quando vado sola a mangiare mi piace guardare e ascoltare quello che mi gira intorno. Perché un ristorante è come una persona. Si ha bisogno di capirne il carattere, la gente che lo frequenta, l'arredo che lo completa e soprattutto il cibo che produce. Unico milanese, all'apparenza un cameriere di sala (un po' troppo serio) e il proprietario (che si rivelerà un milanese d'adozione dato che dalla Sardegna si è trasferito a Milano da 30 anni). Il resto dei dipendenti tutti stranieri. Il cameriere troppo serio mi si rivolge chiedendomi cosa volessi mangiare. Una delle caratteristiche che apprezzo in un venditore di cibo è quella di consigliarmi il piatto del giorno o il più gustoso ed è così che procedo. "Mi consiglia qualcosa del giorno?" Il cameriere serio pare essere preso alla sprovvista. Si vede che nessuno gli chiede mai consiglio. Cerca di riprendersi e fa: "Di primo, di secondo...di carne o di pesce?" "Lei mi dica i secondi di carne e di pesce poi decido". E' sufficiente la prima proposta: "Orecchia di elefante (cotoletta alla milanese) con rughetta e pomodorini". Accetto per gola, perché amo le cucine tradizionali e per non mettere in difficoltà il cameriere serio. Pochi minuti dopo arriva il cuoco che mi porge un piatto di patatine fritte tagliate come le CrickCrock e un piatto di spicchi di pizza al sugo (ma non troppo sugo) ancora calda. Sigh! Maledizione ho preso un secondo per evitare la pizza e invece così come resisterle? Una  pizza fina alla romana, per intenderci. Molto buona. Le patatine, belle croccanti. Inganno l'attesa, che è stata esclusivamente legata alla produzione di un piatto espresso e quindi sinonimo di serietà, sfogliando un libro appena comprato: La gioia delle piccole cose e non so se il merito va al titolo del libro, fatto sta che, quando arriva la mia cotoletta gigante, mi sento davvero fortunata e contenta. Degusto con calma la tenera carne dorata. L'accompagno con la rughetta e il pomodoro. Tutto in un morso. Ottimo! Intanto la gente entra, chi per mangiare, chi per portar via qualche pizza. Il Milanese d'adozione riceve ciascuno con il sorriso. Ha un modo di fare che somiglia a quello del mio papà. "Deve essere il proprietario" penso.  Solo a fine serata gli rivelerò che sono figlia di un cuoco ristoratore. Quando devo ordinare il dessert, mi suggerisce una torta alla ricotta appena sfornata. E' entusiasta e non mi sento di contraddirlo anche se, sulla torta alla ricotta ho un target molto alto. L'Antica Roma di Armando al Pantheon è imbattibile. Nonostante la buona volontà devo ammettere che avevo ragione. La torta di papà è di un'altra categoria, però quella della Nuova Arena è molto buona e superiore a tante altre torte alla ricotta mangiate qua e là. Il suo difetto credo risieda nella mancanza di un "quid" che la renda unica. La pasta era buona e sbriciolona simile all'Antica Roma... l'impasto era fatto solo di ricotta e questo rendeva il gusto monotono e alla perenne ricerca di un sapore che lo sorprendesse ma ahimè senza risultato se non per un pizzico di vaniglia, un po' poco. Un buon critico gastronomico direbbe che era un piatto che "non verticalizzava" nonostante la sua buona cottura e gli ingredienti d'indubbia qualità. E quando pensavo che la mia cena stava volgendo al termine, è stato proprio in quel momento che ha avuto inzio una chiacchierata piacevole con il milanese d'adozione, il proprietario Gianni. Mi ha raccontato di venire da Cagliari, della sua formazione nella scuola alberghiera di Anzio (dove nei primi anni '70 ha visto giocare Bruno Conti); di una bella moglie che ama da 25 anni e che è un incrocio tra la Canalis e la Belen; dei suoi amici vip e del nostro amico Stefano al quale ho telefonato per farglielo salutare. Di un figlio che gioca con i Giovanissimi del Milan e dell'attività iniziata trenta anni fa con suo fratello che oggi ha un altro locale sempre a Milano. Le lampade laterali contornavano la sala dai 50 coperti. La gente chiacchierava in modo soffuso e piacevole. Era piena ma io ho continuato a sentirmi sola, dal mio tavolino all'angolo. Una specie di obiettivo su quel paesaggio urbano. Ogni nuovo cliente veniva accolto da Gianni come un conoscente e quando è arrivata l'ora dei saluti con la promessa di vederci presto, ho davvero sentito che un nuovo amico era entrato nella mia vita. Ho chiuso la porta di legno alle mie spalle mentre nel piccolo anti - ingresso un sorriso di Papa Giovanni Paolo II mi  sorrideva...è proprio vero che lassù qualcuno ci ama...deve avermi visto sola e un po' avvilita e ha tirato fuori dal cilindro la Nuova Arena, per farmi sentirmi a "casa",  anche quando sono in trasferta. Grazie...

ON AIR dell'11Ottobre2011

Ragazzi, sfatiamo un luogo comune: a Milano c'è il sole, ve lo giuro. La mia colazione è stata da Tiffany...(scherzo) nella Capitale della Moda (e degli scudetti) cerco di adeguarmi ai rigidi canoni estetici quindi: caffè nero e uno yogurt con cereali e miele. E questo è solo l'inizio della giornata. Del resto il mio stomaco avrà una settimana che lo metterà a dura prova. Tanto per iniziare alle 11 c'è la riunione post programma ( per chi non lo sapesse lavoro a la7 con l'interista Gad Lerner) fino ad arrivare al clou dei mal di pancia, ossia domenica prossima con il derby: Lazio - Roma. Ecco la preparazione  a questo evento è davvero soggettiva: c'è chi fa finta di nulla; chi non parla (vedi mio zio fratello del Guru) e chi dice che "sarà una pratica veloce come al solito!" Adoro gli ottimisti. Personalmente preferisco tenere la mente sgombra e concentrarmi sul match durante il week end, ma non troppo, perché rischierei di avere una seria reazione fisiologica. Avete presente quelle che ti mandano al bagno ogni cinque minuti? Si, perché se c'è qualcuno che "se la fa sotto" solo in senso metaforico, c'è chi, come la sottoscritta, lo fa in modo letterale. Mi rendo conto di raccontare una situazione poco romantica ma del resto il modo di dire "te la stai facendo sotto" doveva pur avere un'origine. Ieri, il mio collega e amico, Paolo quando mi ha vista con la valigia in mano pronta ad afferrare un taxi al volo (so che continuo ad evocare atmosfere newyorkesi, del resto è lì che vorrei essere ora, perdonatemi) mi ha detto: "Scappi eh? Paura del derby?" per poi ammettere che "Domenica, per non sapere né leggere, né scrivere, me ne vado al cinema con Adriano". Adriano è il suo bimbo più grande. Ha circa 9 anni e una passione smodata per l'AsRoma. Gli ha attaccato la malattia Paolo in modo così inguaribile, che Adriano non riesce a dormire se non è terminata la partita, si arrabbia se la Roma perde e controlla la classifica con un occhio di riguardo verso i cugini. Sfatiamo un altro luogo comune...non sono cugini miei perché io non li conosco a quelli. Insomma sembra un adulto (oppure siamo noi adulti che sembriamo bambini?) Volevo specifica che non si tratta di "paura" ma di "statistica"! La Roma ha vinto troppi derby è arrivato il loro turno. E' proprio in ragione della statistica che Mirko non ha voluto comprare il biglietto per la partita: "Giochiamoci la carta Casa, ogni volta che la Roma ha giocato in trasferta e l'abbiamo vista da me è sempre andata bene!" E allora che "carta Casa" sia. Nella peggiore delle ipotesi ho lui che mi riconsola (oddio se la Roma perdesse sarei io a dover riconsolare lui temo e temo anche di esserne capace). Sono a Milano e per quanto mi sforzi di non pensare al derby che incombe, ogni cosa mi suggerisce il contrario. Per esempio avete presente l'inno lombardo? O mia bella Madunnina??? Se lo si legge attentamente è evidente che i milanesi sono dei copioni... "O mia bella Madonnina che brilli da lontano, tutta d'oro e piccolina" ...scusate ragazzi ma non vi sembra la descrizione della Madonnina di MonteMario? Quella che controlla la partita da lassù? E' colpa mia se penso al derby e alla Roma? E' colpa sia gira tutto attorno alla mia unica città? E se la Madonnina abbia più potere di un Presidente (di) Benedetto non lo so però mi chiedo come tutta questa santità possa far vincere un calcolo delle probabilità. 

Post Scriptum da donna: Un luogo comune non lo posso sfatare: la cosa più bella di Milano (amici a parte), è il treno che porta a Roma anche quando all'orizzonte si comincia a vedere il derby...parola di Tacco12. 

07 ottobre 2011

TACCO12 ON AIR...DEL 7 OTTOBRE 2011

È Venerdì (Olè!). Un’altra settimana alla fine della quale arrivo con il collo tirato. Sono alla ricerca di ossigeno e riposo. Fortuna che domani è Sabato e che Domenica il Campionato sarà fermo. Fortuna perché trascorrerò due giorni senza alti e bassi emotivi legati alla vincita o alla disfatta della mia Roma. In compenso, per gli amanti del calcio, questa sera scenderà in campo la Nazionale. Tra i convocati azzurri un nuovo giallorosso: Osvaldo. Poi gli uomini si lamentano con le donne non seguono il calcio! Vai a spiegare a una mia amica (o semplicemente alla mia mamma, che detesta il calcio) il perché, un argentino, è stato convocato dalla Nazionale Italiana. Hanno ragione le mie donne anti pallone…troppi tornei e troppe regole complicate. Iniziamo con lo spiegare loro che Osvaldo (il mio Ovomaltino) è stato convocato perché è per metà argentino e per metà italiano, dicesi ORIUNDO  (Forte! Anche Oriundo inizia con la O… e non perché si tratta di Osvaldo!). Dunque Oriundo significa: emigrato di seconda generazione. E qui arriva la successiva osservazione: ma con tutti i giocatori italiani a disposizione, Prandelli doveva convocare proprio Osvaldo? Mi chiederanno sicuramente questo (senza fare il nome di Prandelli perché probabilmente non sanno nemmeno chi sia Prandelli). E, io a questa domanda, non saprò opporre resistenza…del resto sono donna e lascerò il compito agli uomini di buona volontà, di spiegare il mistero. In compenso posso dare una risposta da romanista: “Ma porca miseriaccia!!!Perché ha convocato Ovomaltino??? Lui deve rimanere a casa! Abbiamo il derby e se il Capitano non recupererà avremo ancora più bisogno di cipollino!”
Per fortuna e’ Venerdì e piove: Meraviglioso! Se anche avevi in mente di pianificare un weekend all’aria aperta, ti troverai “costretta” a startene a casa. Già mi vedo nella mia versione Tacco12 “Telefono Casa”. Avete presente E.T. ? Con la sua copertina sulla testa e l’indice illuminato…sarò la versione di E (Er) T (Tacco) sul divano…prenderò possesso dei telecomandi e farò zapping senza vergogna! Calzettoni arrotolati e felpa gigante, del resto il caldo doveva pure terminare prima o poi….Un po’ come il derby, che nonostante sia lontano, prima o poi…comincia a intrufolarsi in pensieri e animi.  Ieri, per esempio, durante il mio quotidiano allenamento in Villa ho incontrato Andrea (detto il Pilota, per via che…guida gli aerei) e tra un fiatone e uno scatto mi ha posto la fatidica domanda: “Hai comprato il biglietto per il derby?” Ho risposto di no, e lui, dispiaciuto, ha aggiunto: “mi sa che pure io devo saltare di nuovo per via del lavoro!” e poi ha continuato la sua corsa. E’ stato in quel preciso momento che ho capito che esistono due categorie di tifosi: una è il tifoso senza filtri, quello che “esiste solo la Roma”;  l’altra sono io, ossia “esiste la Roma ma anche qualche principio”. Si perché  se “’a Roma è ‘a Roma” c’è da controbattere che “’a Lazie è ‘a Lazie!” , quindi, a tutti quelli che come Sandro mi scrivono: “Sei una tifosa occasionale!” rispondo indovinate come?…come, secondo voi? Beh, come risponderebbe il mio GuRu Papà! Infatti se non compro il biglietto è colpa sua. Da quando sono piccola mi è stata insegnata una regola fondamentale per una romanista DoC. Mio padre, tesserato per anni in tribuna Tevere centrale, ha sempre detto che al derby in “trasferta”, Lazio – Roma, non ci si deve andare. Perché vi chiederete? Mah, il principio è molto semplice…e rivoluzionario. Serve per boicottare il nemico.
“Ricordati Chiara, una delle regole fondamentali di un romanista è non finanziare mai, in alcun modo, la SS Lazie”.
E’ così, che ci volete fare? qualche volta da brava figlia mi sono ribellata all’ordine paterno ma considerando che, i GuRu soprattutto se papà, hanno sempre ragione…, questa volta non me la sono proprio sentita. Così non andrò al Derby e soffrirò molto, ma molto di più di quanto non soffra dal mio seggiolino dove distratta e lontana perdo gran parte dei dettagli della partita. Ma non parliamo di Derby oggi, avremo modo e tempo. E’ venerdì…piuttosto godetevi il week end perché i prossimi sabato e domenica saremo in clima pre derby e ognuno di noi ne conosce gli effetti! Quindi, che il week end, sempre, sia (di) Benedetto…

Il Post Scriptum da donna: Ieri Jobs è morto ed è stato ricordato per la sua più grande creazione la Apple. Oggi LaMela (ossia la Apple de ‘noantri) si è allenato a Trigoria con il gruppo…che il segreto del successo sia legato a questo  frutto? Meditate gente…meditate…

06 ottobre 2011




Siate Affamati. Siate Folli.

Grazie I-Jobs e buon viaggio

tacco12: GoD SaVe My ShoeS!!!!!!!!!!!!!!

"La follia della donna, quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni. Cosa sono i milioni quando in cambio ti danno le scarpe?", cantavano così nel 2003 Elio e le Storie Tese per descrivere, seppure ironicamente, quel rapporto misterioso e viscerale che unisce alcune donne al mondo delle calzature. Gli americani hanno addirittura coniato il termine "shoesaholic", che l'Urban Dictionary spiega come "persona che possiede più di 60 paia di scarpe", e ora a completare il quadro arriva dagli Stati Uniti il primo documentario che esplora il legame intimo tra donne e tacchi analizzandolo dal punto di vista storico, psicologico e socioculturale. Si chiama "God save my shoes 1", Che Dio salvi le mie scarpe, ed è stato girato dalla francese Julie Benasra. Presentato in anteprima mondiale durante la settimana della moda di New York e poi a Parigi, il film è stato appena trasmesso in Francia da Canal + e verrà prossimamente distribuito da Caid Production anche in dvd. Bisogna averlo, proprio come succede per le scarpe, e online si rincorrono i post di donne che chiedono dove trovarlo.
Il documentario è girato tra New York e Los Angeles, Parigi e Milano, Toronto e Firenze, tutto per dare voce ai maggiori
esperti del settore. Tra questi spiccano alcune stelle della scarpa come il padre della suola rossa Christian Louboutin, il preferito da Carrie Bradshaw Manolo Blahnik, Bruno Frisoni designer di Roger Vivier. Intervengono anche alcune dive come Dita Von Teese, Fergie, la ballerina dell'Opera francese Marie-Agnès Gillot e la baronessa Von Neumann, donne normali, collezioniste insospettabili come la campionessa di poker Beth Shak che di scarpe ne possiede ben 900 paia. Non mancano poi gli storici della moda - da Valerie Steele della Fit di New York a Elizabeth Semmelhack, curatrice del museo di Toronto  -  e i giornalisti, come Filipa Fino di Vogue Usa e Caroline de Fayet di Elle. Insomma quello che si potrebbe definire il gotha della scarpa riunito per 90 minuti intorno all'annoso quesito.

Cosa spinge una donna a stipare in un armadio fino a 300 paia di scarpe? Cosa si scatena in lei davanti alla visione di un tacco dorato o di un decoro gioiello montato su morbido camoscio verde, blu o rosa? Cos'è quel sentimento di possessione che davanti a un décolleté dai toni flou o da una zeppa stile vintage trasforma il desiderio in acquisto, l'immagine in una scatola da impilare in case sempre troppo piccole e il conto in banca in un segreto da non rivelare? "Le scarpe trasformano il corpo della donna  -  spiega nella pellicola Louboutin  -  sono una specie di lifting con la differenza che non c'è dolore". Più avanti Fergie, la cantante dei Black Eyed Peas, aggiunge: "La scarpe raccontano che tipo di donna sei, parlano della tu storia", anche se per lo stilista Pierre Hardy "non è chiaro per quale circuito passi questo desiderio di scarpe, certamente non per la ragione".

Ma è soprattutto la silhouette, quella gamba allungata oltre il possibile e raffinata da un'andatura morbida e sensuale, a conquistare il favore delle donne. Almeno secondo lo stilista Walter Steiger che commenta: "Un tacco alto fa apparire le gambe più belle e quando una donna lo indossa e si guarda allo specchio realizza che la sua figura è differente". La pensa così anche Dita Von Teese: "E' meraviglioso vedere come i tacchi trasformino il corpo". Per l'artista Nikki Shiro il segreto della scarpa invece sta nella sua forma e nell'equilibrio che tiene uniti tutti i dettagli in un solo oggetto. Un equilibrio magico fatto di design, forme, movimento e pesi capace di dare potere. "Il fatto che un oggetto che va sui piedi possa cambiare completamente il look e il comportamento fa si che la scarpa abbia un certo potere", commenta Filipa Fino di Vogue alla quale si deve un indimenticabile viaggio all'interno dell'armadio segreto dove vengono collezionate le scarpe di Vogue. E infine a ricordare il potere seduttivo di un paio di scarpe ci pensa la cantante Kelly Rowland: "Sapete fino a che punto potete far impazzire il vostro grazie a un paio di scarpe? Provate".

(articolo di Benedetta Perilli tratto da Repubblica il 5 ottobre 2011)

05 ottobre 2011

Amanda e le altre...Stivale, tacco e scarpe...

Questa settimana sembra essere costellata di vicende di cronaca legate da un unico filo: le donne. A partire da lunedì sera, quando la sentenza sull'omicidio di MEREDITH Kercher, ha assolto, "per non aver commesso il fatto", la giovane AMANDA Knox e il suo ex fidanzato Raffaele Sollecito. Quello è un uomo? Obietterete voi...(a parte che si è tagliato i capelli per sembrare meno femminile..) vi rispondo infatti che non è lui la "star" della serata. Oltre ad Amanda, a rubare la scena al giovane "per bene" c'è l''avvocato per definizione, quella che non perde un colpo: tale GIULIA Bongiorno. Il mio compito non è quello di scendere nel merito del caso giudiziari, non è questo di cui mi occupo né m'interessa. Rimango però colpita dalla vicenda sulla quale voglio trarre le seguenti considerazioni. La liberazione di Amanda, spero la renda una donna migliore. Una donna libera cui è stata "regalata" una nuova vita, quindi, una seconda possibilità. Se ha davvero ucciso o fatto male, spero che i 4 (vergognosi se è davvero innocente) anni trascorsi in carcere, l'abbiano fatta riflettere. Le auguro una vita felice. Meredith, non ha avuto scelta. E' morta senza che qualcuno le rendesse giustizia...o almeno pare che a stroncarle la vita sia stato un ragazzo di colore, povero e senza complici ( permettetemi di dubitarne). Meredith mi auguro riposi in pace e un pensiero va a quei genitori e al fratello e la sorella che quella pace, forse, non la troveranno mai.
Ieri (martedì) è crollata una palazzina a Barletta. Bilancio dei morti 5 donne. Ho molto apprezzato la rassegna stampa di questa mattina da parte di Corradino Mineo.  Ha volute chiamare per nome le viattime, per non dimenticarle. Quelle donne stavano lavorando in nero per uno stipendio da fame, i loro nomi e le loro vite non devono finire seppelliti tra quelle macerie di un' Italia sempre più fatiscente e povera. Eccoli i nomi e non dimenticateli: MATILDE (32 anni); GIOVANNA (30 anni); ANTONELLA (36 anni); TINA (37 anni) e la giovane MARIA (14 anni) figlia dei padroni, perché la morte non fa distinzioni. 
Un'altra ragazza, ALLISON, una ventitrenne americana, (oggi) è stata ritrovata cadavere nella bella Toscana. Probabilmente vittima di un pirata della strada, ha trovato la morte nella terra dove tutti sognano di vivere, dove nulla sembra cattivo. Anche qui, per il momento nessun assassino, solo una sgommata. Cosa dobbiamo aspettarci per giovedì e venerdì? Qual è il menù della settimana? Dov'è questo ruolo della donna che ha la possibilità di "scegliere" se passare a far festini a Palazzo o ribellarsi per finire cadavere dentro una casa, nel proprio posto di lavoro, o lungo il bordo di un fiume dove s'intravedono solo un il suo amato paio di scarpe??? SE NON ORA QUANDO?...è un movimento che è nato nemmeno un anno fa...in tante siamo scese in campo per gridare ADESSO...ma questo ADESSO quando arriva??? Questa mattina bevendo il caffè, leggevo un articoletto che mi ricordava che le donne a parità di ruolo nell'ambito del lavoro guadagnano meno di un uomo, per colpa della discriminazione sessuale. Se racconti queste cose dicono: che ti lamenti? ma non lo sai che ci sono Paesi dove il voto alle donne è arrivato oggi ??? (vedi le donne saudite) Beh, non mi è di grande consolazione! Questo Stivale ha consumato il Tacco da tempo... è diventato Vecchio e Puzzolente...Viva le donne perché nonostante tutto hanno una marcia in più.  L'Italia è una Femmina e puoi piegarla, denigrarla, provare a distruggerla e abbandonarla ma Lei starà sempre su come una vecchia scarpa che non si butta mai...

PS. stanno assegnando i premi Nobel...vediamo se sono capaci di far vincere una donna...finora solo uomini...

tacco12 on La vittoria di B come Bueno, O... Ovomaltino e Arnold Cicciobello!


Quel guru di mio padre l’aveva detto: “La nuova Roma è come un bambino che deve imparare a leggere. All’inizio pronuncerà una lettera alla volta, poi le sillabe e infine, acquisito il meccanismo, le parole scivoleranno fluide e leggere e allora si che sarà divertente”. La Roma di sabato è stata la più forte e convincente di quelle viste in campionato. Ha cancellato la noia delle partite precedenti e ha ostentato una sicurezza che l’ha trasformata in una lupa dominatrice. Si, perché se il calcio è maschio, la Roma è femmina ( infatti ha tanti tacchetti!) e le piace essere amata, applaudita e lodata. Da brava femmina provocante ha fatto si che La Banda del Tifo non resistesse al suo richiamo. Così Christian si è presentato con la faccia stravolta dal sonno (o ha anticipato il suo impegno oppure era una donna per la quale non ne valeva la pena…). Marco è arrivato allo stadio sorridendo. “Beh, che hai divorziato?” domanda Sandro mentre lui risponde un “No, le ho promesso che esco dieci minuti prima” con la faccia di chi sottintende che a casa comanda lui. E io dentro di me accenno un sorrisetto di consenso come a dirmi “non esistono donne che riescono nell’impresa di non far andare i loro uomini allo stadio, quindi…non sono solo io l’incapace”. Poi ci sono Sandro e il piccolo Matteo che si dice convinto che la Roma vincerà perché nonno Peppe gli ha dato i soldi e quando nonno  gli da i soldi tutto gira nel verso giusto. C’è Antonella, con le sue belle gambe abbronzate, e c’è anche Fabietto, che passata l’influenza ha scampato la seconda assenza a causa del parto programmato della consorte: “Ho detto al medico che sabato non si poteva fare, perché avevo già un impegno, fissiamolo per lunedì” , della serie al cuore non si comanda.  La signora Alma smozzica un panino “ne vuoi un pezzetto?” e me lo porge ma sono troppo agitata per mangiare e poi, prima della partita, non mangio mai. Tu chiamale se vuoi, capire tu non puoi…scaramanzie… Come quella di cambiare strada lungo il tragitto, dopo i tornelli, che conduce al nostro settore. Di solito passo al centro, questa volta ho virato dalla parte destra della colonna, così per tentare. E sarà stato merito di quell giro nuovo ma fatto sta che la Roma gioca un primo tempo da far strabuzzare gli occhi. “Non voglio crederci, me sembra un miracolo non voglio parlare” Diego fissa il campo inebedito. I minuti vanno e i ragazzi corrono. L’Atalanta, la migliore squadra del campionato, non sembra opporre alcuna resistenza e intorno al 20’ eccolo il gol che tutti aspettavamo. Nel segno della B come Bojan ma anche come Bueno, come Bello…B come Bravo, Bravissimo e come Baci, quelli che la Curva indirizza al piccolo fenomeno che si è sbloccato. Mirko controlla se Peluso, il suo amico d’infanzia che veste la maglia avversaria, si sta scaldando per entrare in campo. Non c’è tempo per distrarsi perché un proiettile, partito dalla mitraglia di un Osvaldo (che così arriva a quota 3, alla faccia di chi lo chiama tronista sbeffeggiandolo) mi trafigge. Salgo sul seggiolino e urlo con tutta me stessa un “Siii e un DAjeee!” tanto liberatori, per dirla alla maniera delFunari guzzantiano. Il primo tempo finisce così, alla rincorsa di un caffè , in uno stadio che sta per illuminarsi e non solo di luci. Poi mi viene in mente l’Ovomaltina…ve la ricordate quella bevanda a base di uovo, orzo e cacao??? Mi viene in mentre perché per me Osvaldo è come lei: energico. Sarà per l’iniziale con la O…però da oggi in poi sarà il mio Ovomaltino! Il secondo tempo inizia subito con una distrazione e un gol. Denis insacca e se ti auguravi di startene tranquillo e vincere a spasso, beh era evidente che sbagliavi almeno fino a cinque minuti dalla fine (poco più o poco meno) quando quel cicciobello al centro campo ( che vi giuro è uguale al mio cicciobello nero di quando ero bambina) ti lancia un pallone in rete che vuol dire Vittoria. Lui che ci ha già regalato emozioni e gioie…il nostro Arnold, gigante!  Il Capitano chiede il cambio si è fatto male e mi si stringe il cuore tra due settimane sarà Derby. Allora non mi resta che alzare gli occhi al cielo e aprire le mani “Sempre sia (di) Benedetto…” ripeto sperando nel miracolo.
 Post Scriptum da Femmina: “Da quando c’è Tacco12 la Roma ha preso 7 punti” qualcuno mi ha scritto in un sms a fine partita. E poi si dice che chi dice donna, dice danno!

03 ottobre 2011

DIARIO della tifosa: La BARCA è diventata un sontuoso Vascello e ora va!


Un trionfo! Vincere contro la squadra più in forma del campionato in modo così netto ti fa sentire i tre punti ottenuti pesanti come tre lingotti d’oro. La Banda del Tifo doveva essere rimaneggiata ma il richiamo per una partita che poteva significare la “svolta” l’ha radunata tutta davanti la pasticceria di Peppe. Christian è apparso ancora addormentato, per via delle ore piccole che continua a fare, “anche se non è più estate e non c’ha più l’età” commenta Sandro e poi ci racconta la storia di un amico conosciuto a Sharm El Sheik. “Un bresciano romanista, non ci si crede! Talmente tifoso che mi ha chiesto di fargli l’abbonamento”. Rarità che solo a raccontarle destano meraviglia. Antonella sfoggia una pelle abbronzata e delle belle gambe che mette in mostra grazie a una salopette corta di jeans che le da un’aria d’adolescente. Mirko smania perché siamo in ritardo e quando dice: “Il derby me lo vedrò a casa” ha il tono sicuro di chi si è stufato di fare file per i biglietti e un po’ se la fa sotto. Sandro inaspettatamente sorride, gli ha dato l’assist desiderato. Lo stadio sembra una barca metà al sole, metà all’ombra. Un veliero pronto per una traversata o per affondare ma, comunque vada, con tutti noi dentro e con un solo capitano alla guida. Sono riuscita ad accaparrarmi un posto più centrale nella speranza di godermi una bella gara senza vetri sporchi a rovinarmi la visuale. Mancano due minuti all’inizio quando appaiono prima Marco, che ha convinto la moglie a festeggiare l’anniversario di matrimonio con dieci minuti di ritardo, e Fabietto che ha fissato il parto programmato della moglie a lunedì per sicurezza: “Il dottore voleva partorisse oggi!” Tattiche romaniste, come quelle in campo che vedono schierato Simplicio. La partenza della Roma è ottima. Vedo trascorrere i minuti e rimango sorpresa da un gioco vivace e dominatore. “Peluso non gioca” sussurra Mirko al mio fianco, deluso di non poter ammirare il suo amico d’infanzia giocare in campo contro la Magica. La delusione dura poco infatti ci pensano Bojan prima e Osvaldo poi a farlo esultare come da mesi non accadeva. Impazziscono loro e noi. Quando Osvaldo spara in Curva dritto al cuore, salgo in piedi sul seggiolino e rimango lì trafitta. Finisce il primo tempo e siamo in vantaggio di due gol. Totti incanta come un mago, corre e tacchetta. De Rossi è tutto uno dalla difesa all’attacco. Il secondo tempo è tranquillo, troppo, così che Denis decide di movimentarlo con un gol. Vinciamo ancora ma abbiamo un deserto di minuti davanti. “Ma chi è quel bambino in campo?” mi viene da dire quando sotto la Curva Sud si affaccia Morales, 1.60 di altezza per 55 kg! Marco non sa decidere se rimanere o andare via, così Simplicio gli risolve il dubbio. Insacca la palla in rete a 83’ ed è trionfo. Arnold sorride e tutto lo stadio canta. Troppo bello per essere vero.  Papà telefona: “Ho visto una bella Roma finalmente” e mentre usciamo con il pensiero già a 14 giorni nel futuro esclamo: “Insomma questi biglietti per il derby quand’è che si devono fare?” La barca (e non il Barça!) è salpata e, salvo imprevisti, sembra pronta per la traversata!
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