La Morini ha sbagliato. Zero punti in due partite, invece dei sei sperati.
Le bandiere sventolano in una serata che può avere il sapore della vittoria e, invece, si rivelerà come l’ennesima disfatta della squadra-progetto giallorossa.
Io e Mirko arriviamo con un’ora e mezzo di anticipo, pensavamo di trovare traffico. Sandro e Little Matteo, con un inseparabile cappello blu di lana, ci raggiungono poco dopo. Alle loro spalle Christian e Marco appaiono come dei piccoli scheletrini di Halloween e come dei fantasmi spariranno a fine partita, senza dire una parola.
Chi sperava di ricevere un dolcetto dalla squadra si sbagliava di grosso.
Lo scherzetto è di gran lunga più divertente è per questo che il risultato finale sarà 2-3. La signora Alma, per appoggiarsi lo stomaco, offre a tutti pizza bianca e mortadella.
Un profumo che mi ha torturato per 90 minuti più di quanto non abbia fatto la Roma. Schierata in campo con l’undicesima formazione diversa da inizio anno, nel secondo tempo ha sfoderato una rabbia che, a tratti, mi ha ricordato l’orgoglio della Roma porpora e oro.
Un orgoglio da lupo che ha tentato con le unghie e i denti di agguantare per lo meno un punto.
Il Milan ha giocato con un Aquilani per nulla nostalgico e un Ibra sempre più decisivo, soprattutto quando si tratta di segnare all’Olimpico.
Tanti gol che non ti lasciano il tempo di annoiarti, almeno questo va riconosciuto al Mister che per la prima volta ammette “Se non miglioriamo i dettagli, non saremo mai Grandi”.
Già come ha detto Andrea: “E’ una Roma fatta da piccoli uomini, troppo piccoli”.
E mentre Christian se la prendeva con i tifosi di curva augurandogli : “Una bella sconfitta della Roma così esonerano Luis e arriva il fenomeno che vi meritate: Delio Rossi”, mi sforzavo di spiegargli che: “Un progetto è costruire qualcosa e non andare per tentativi”.
Nello stesso momento il Catania vinceva contro il Napoli e una tifosa delusa urlava: “Montella tutta la vita” mentre saliva le scale diretta all’uscita con un quarto d’ora d’anticipo.
Nel cielo era ancora giorno, l’ultimo con l’ora legale.
Quattro minuti di recupero ma nulla cambia.
Al gol di Nesta Alma urla: “pure quello dovevamo fa’ segna’???”
Fortuna che Bojan accorcia le distanze. Silenziosi aspettiamo per una volta il miracolo. Non ci sarà.
“Questa Roma è anche sfortunata!” e me la prendo anche io con la dea bendata.
Al triplice fischio il primo a chiamare è mio padre: “Un arbitraggio come sempre assurdo e poi questi ragazzi, li vedo così spaesati, non hanno idea di cosa fare”.
E meno male che anche lui lo dice.
Torno verso casa ma resto sconvolta dal mio stato di rassegnazione.
Completamente insensibile, non riesco più nemmeno ad arrabbiarmi.
Il mio ultimo sguardo, prima di lasciare la Sud, orfana del suo inno finale di vittoria, corre in campo e si ferma su Borriello, il nostro Marco che sembra un cavallo selvaggio legato per piedi e mani.
Nessuno commenta. Qualcuno è stanco di aspettare i risultati, qualcun altro continua ad avere fiducia.
Mentre lo sciame di tifosi si dilegua nelle strade della Capitale, s’è fatto buio.
L’autunno durerà poco e l’inverno arriverà presto.
Anzi, è già arrivato.
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