Ci vado o non ci vado?
Come un m'ama non m'ama ho sfogliato le ore di sabato alla ricerca di una risposta che alla fine è stata implacabile: non vado.
Sabato sera ho deciso di seguire la Roma, distrattamente dalla tv, mentre Mirko fino all'ultimo ha insistito perchè andassimo.
"Se vuoi andare, vai. Io rimango a casa per protesta" gli avevo detto dalla mattina.
"Per protesta andiamo e fischiamo" mi aveva risposto.
Sarò una voce fuori dal coro ma non è così che la penso. Nel momento in cui decido di mettere piede allo stadio lo faccio per incoraggiare, cantare e sostenere la mia squadra. Non fischio la Roma mai.
"Grazie non sai fischiare!" Mi ricorda Mirko mentre io gli rispondo con un sibilo acuto da fischiatrice alla pecorara.
Sandro manda un messaggino: "Andate alla stadio almeno voi?"
Il sabato scorre veloce e ci troviamo davanti alla tv. La Roma non sembra male. Quanto meno ci prova. Il primo tempo regge e addirittura centra il vantaggio con Marquinho, che questa volta realizza con i piedi e non con la testa. L'entusiamo è reale ma moderato. "Quanto pensi che reggeremo?" Mirko tira su le spalle e abbassa il labbro inferiore incapace di esporsi. Inizia il secondo tempo ed è Zuniga a rispondermi, portando il Napoli sull'1-1. "Sette minuti, abbiamo retto" risponde Mirko guardando l'orologio.
Poi, arriva il buio. La Roma non c'è più. Boban, dallo studio di SkySport, lo definisce: "blocco psicologico", per me è la Roma di quest'anno, quella che non corre più e passa dal vantaggio allo svantaggio. Cavani non perdona, parte in contropiede e non sbaglia mai. E' 2-1 e non ci sono grandi cose da dire se non un rassegnato: "Come al solito...".
Dai fornelli e dalla cenetta, passo al divano convinta che, una maggiore concentrazione mia, possa aiutare i ragazzi in campo. Da casa si sentono i fischi, tanti.
La Curva è stanca: C'avete rotto er... e Andate a lavorare... sono i cori che invadono l'Olimpico.
"Te l'avevo detto che era meglio guardarcela da casa" e aggiungo "eppure, se ti devo dire, per me non finisce così. Mi sento che la Roma pareggia".
Taccio e Tallo fa un cross in aria che Simplicio, il solito, immenso, unico Arnold, la butta dentro ed è 2-2. Segna e inizia a correre, arriva fino in tribuna dove stampa un bacio sulla fronte del figlio e sulle labbra della moglie.
"Undici Simplicio in campo ci vorrebbero per risolvere i nostri problemi!" mi sale dentro un ruggito che dice Dajeeee!
La Roma così strappa un punto che per molti non è meritato. L'arbitro fischia e Totti, da Capitano, chiama tutti i suoi compagni ad andare sotto la Sud. Una valanga di fischi li travolge e li fa scappare tranne a uno. Francesco è lì e se li prende tutti fischi, cattura le parole e si lascia colpire dalle urla. E' lì fermo, in piedi, e si lascia trapassare da insulti e preghiere. Come un Cristo si accolla la sua croce e se la mette sulle spalle.
"Che vogliono? Che pensano che possa fare lui?" chiedo a un Mirko che laconico risponde solo: "Lui è il Capitano. Il nostro Capitano".
Domani è di nuovo Campionato. Crediamo nella vittoria, come sempre.
PostScriptumLazie: A proposito di fischi. 4 giornate a Marchetti e 3 a Dias. Per fortuna che non so fischiare...parola di Tacco12.
Domani è di nuovo Campionato. Crediamo nella vittoria, come sempre.
PostScriptumLazie: A proposito di fischi. 4 giornate a Marchetti e 3 a Dias. Per fortuna che non so fischiare...parola di Tacco12.