Tutti hanno una voglia irrefrenabile di andare in vacanza. Ci sono persone che hanno già prenotato le loro ferie, altre che hanno più o meno le idee chiare e infine ci sono io che a 5 giorni dalle ferie, ancora da capire come trascorrere, rimedio una distorsione alla caviglia.
Procurarsi una slogatura senza indossare il tacco è davvero seccante, soprattutto se abiti in un palazzo senza ascensore. Fortuna che ho il mio Principe Azzurro. Alla bellezza di trent'anni passati, nel mezzo del cammin della mia vita, ho finalmente capito perché il famoso Principe Azzurro si presenta alla sua principessa su un cavallo. Tacchine mie, non andate alla ricerca di risposte pretestuose e troppo creative, la realtà è molto più pratica e semplice. Il mio Principe Azzurro è riuscito a portarmi a "cava cecio" per quattro piani e si è trasformato così nel suo cavallo bianco. Inizialmente non mi sono trovata molto d'accordo con la sua decisione, ho cercato di proporre i miei scenari catastrofici qualora una mancanza d'equilibrio ci avesse fatto rotolare per quattro piani rovinosamente. Niente da fare. Il Principe Azzurro è un tipo coraggioso. E' privo di corona, veste di un colore che di solito con l'azzurro ha poco a che spartire ma è dotato di forza e coraggio, binomio che non procede necessariamente insieme. In groppa al mio cavallo sono giunta a destinazione. Passati 5 giorni lo posso affermare con assoluta certezza: la distorsione è un male che può essere augurato al vostro peggior nemico!
E' una maledizione relativamente innocua che provoca una serie infinita di rotture di balle. Si guarisce ma con lentezza; non si mette a rischio la vita di nessuno se non quella del Principe Azzurro costretto a trasformarsi per un po' di giorni in Cenerentolo.
"Mi prendi l'acqua?" "Scusa, Amore, puoi portarmi il telefonino?" "Tesoro, avrei bisogno di una penna".
La vita da malata mi fa schifo. Sembra tutto impossibile da realizzare. Vi rendete conto che maledizione terribile mi è stata inviata da chissà quale maledetto invidioso in circolazione??? Ah, ma se lo becco. Tutto questo la settimana prima delle mie ferie e prima dei saldi. Oh, mio dio non è che è stato mio padre? Oppure il mio Principe Azzurro??? La slogatura alla caviglia m'impedisce di usare l'accessorio che amo più di tutti in assoluto: le scarpe.
Il Principe Azzurro mi ha detto:
"Toh, te ne serve solo una! Pensa ti si raddoppierebbero le scarpe se avessi una gamba sola".
C' ho riflettuto un po' ma ho ritenuto che due gambe sono meglio di due scarpe anche se...scherzo, scherzo. Il Cenerentolo affaticato un po' m' induce alla tenerezza, un pochino lo temo.
Il soprannome che ho trovato più calzante (anche se le scarpe non le posso mettere. Cioè non posso mettere la scarpa destra) mi è sembrato essere quello di Signorino Rottermeier, se poi si considera che badava a Clara (e io sono Chiara) una bimba bionda e innocente (come me!) è il soprannome perfetto.
E' vero che per necessità non faccio altro che chiedere ma vi assicuro che lui ci trova un certo gusto soprattutto quando deve urlarmi: "Non ti muovere!" "Dove vai? Ho detto che ci vado io" e ancora "Hai preso la pasticca? Hai bevuto? Hai mangiato? Hai fatto la cacca???" "Insomma stattene ferma un attimo, ti alzi sempre".
Ora riconosco di essere un po' agitata e di odiare la reclusione ma vi assicuro che mi alzerò 3 o 4 volte al giorno, giusto per andare al bagno.
La distorsione implica anche un paio di cosine che vengono sottovalutate:
1. ho le stigmate per poggiare i palmi della mano, con tutto il mio leggerissimo peso, sulle stampelle;
2. per tenere la gamba sempre alta, o almeno dritta, mi si è infiammato tutto il nervo sciatico.
Comunque sto bene, del resto ci sono solo 40 gradi fuori e che me ne importa se non posso andare al mare, mi abbronzerò ad Agosto, sempre che la caviglia decida di tornare al suo posto. Ci tornerà anche perché sono stata bravissima. Ho saltato solo su una gamba quando l'Italia ha passato il turno con la Germania e Domenica, contro la Spagna, beh non c'è stato molto da saltare.
Mi ero già attrezzata con la maglietta della Nazionale e il mio Principe Azzurro sapeva che, se avessimo vinto, non l'avrebbe fatta franca. Avrebbe dovuto scorrazzarmi in lungo e largo per la Capitale a vedere i festeggiamenti. Non me li sarei persi. Il problema non si è posto. Dal divano non mi sono mossa.
Esiste una certa bellezza nell'essere inchiodata su un divano. Quella di spegnere la tv e aprire i libri.
Mi sono messa all'opera e sto leggendo molto, ho pensato di recensire le mie letture così che voi abbiate qualche consiglio utile sulle storie (oltre a farvene di vostre s'intende) da leggere sotto l'ombrellone, sul divano o in montagna.
Il primo libro che sottopongo alla vostra attenzione è:
LA MERAVIGLIA DELLE PICCOLE COSE di Dawn French.
Ho scelto questo libro intanto per il titolo (non vi sembra delizioso?), in secondo luogo perché ne avevo sentito parlare molto bene e infine perché la dedica dell'autrice dice così:
Per la migliore delle mamme. Mia mamma. Roma.
Ditemi voi come potevo non comprare il libro di una inglese che ha la mamma che si chiama Roma, semplicemente fantastico.
La scrittrice racconta le vicende di una famiglia a dir poco "stramba" attraverso i pensieri dei personaggi che la compongono. Ogni capitolo è una pagina di diario o una parte di pensiero dei protagonisti. Uomini, donne, adulti e ragazzi spiegano l'avvicendarsi della vita familiare ciascuno dal loro punto di vista. C'è Mo, la madre. Una donna colta, psicologa, sempre perfetta, come la crede la figlia adolescente, eppure sull'orlo di una crisi di nervi che la potrebbe portare verso scelte radicali.
C'è la figlia adolescente, appunto, Dora. Alla vigilia dei suoi 18 anni, senza un ragazzo, con pochi amici. Si sente grassa e brutta. Voglia di studiare poca. La sua ambizione: partecipare ai provini di X-Factor.
Il figlio di 15 anni Peter ha invece una personalità ben definita. Una specie di dandy fuori contesto.
Un Oscar Wilde dei nostri tempi ed è per questo che detesta la sciatteria della sorella, s'innamora di ragazzi con un grande gusto estetico e sensibilità spiccata, e si fa chiamare Oscar.
Il padre Den, o Pater come dice Oscar, è la figura più silenziosa. E' il protagonista in prima persona di un solo capitolo ma è presente in tutti. Una presenza costante che si rivelerà con tutta la sua potenza nelle pagine finali.
A fare da contorno saranno nonna Pamela, Noel e X-Man. Delle amiche emo di Dora, la sua migliore amica Lottie e Luke l'amico di Oscar. Tra i personaggi secondari, quello che regge tutte le fila dei pensieri è nonna Pamela, con le sue torte al whisky e frutta e i suoi consigli progressisti. Una specie di figlia dei fiori nella terra della Regina Elisabetta.
Chi ama lo humor inglese adorerà questo libro. Voglio regalarvi qualche frase per lasciarvi intuire lo stile di ciascun personaggio. Vi presento DORA, questo è uno dei modi che usa per descrivere la madre:
Assomiglia al rumore di quando si cerca di sintonizzare la radio e non si trova il canale. Quel rumore di mezzo è lei. Un'interferenza.
Questa invece è la mamma MO davanti allo specchio:
Ma cos'erano quelle rughe e quei solchi (...) A chi appartenevano? L'ho capito subito, appartenevano a Pamela. Alla mia stramaledetta madre (...) Non è che non mi piaccia il viso di mia madre, è solo che appartiene a lei, non a me.
E concludiamo con Peter/Oscar in visita da nonna Pamela:
Di norma non mi fido mai di una donna che sfoggia abiti di nylon, ma nel caso di mia nonna tutto è perdonato poiché è completamente all'oscuro delle gioie della moda e assolutamente priva di un briciolo di stile.
Dimenticavo di aggiungere, tra i personaggi, il cane Poo e il cucciolo Elvis. Il ricettario a fine libro e Den, l'ultima parola della storia (non so voi ma guardo sempre l'ultima parola) come il numero delle pagine 329, escluso il ricettario. Una lettura che scivola come un tè inglese alle cinque del pomeriggio.
Non vi resta che berlo, magari freddo vista la stagione.