Giancarlo De Andreis é l’autore del romanzo 4-3-3, un’altra visione della vita che
da quasi un mese è al primo posto nella classifica dei Bestseller sul sito www.ilmiolibro.it. Un libro che si legge
tutto d’un fiato, un racconto per emozioni animate da una passione grande,
immensa che si chiama AsRoma. Nel libro si racconta di quella parte di stagione
che ha visto sulla panchina della squadra giallorossa il Maestro, come lo
definisce De Andreis, Zdenek Zeman. Un sogno che prende il volo in un giorno di
maggio per atterrare in uno di febbraio. Una storia raccontata per celebrare un
uomo e la sua utopica visione del gioco.
Come nasce
l’idea di un libro dedicato a Zeman e al suo ritorno sulla panchina
giallorossa?
In realtà è nato come terapia. Sono un autore
televisivo (ndr Ballando con Le Stelle
per citarne uno) e amo scrivere. Sono tifoso della Roma da sempre e abbonato,
prima in Curva Sud poi in Tribuna Tevere, dal 1974. Con i miei amici storici
(Ascio, Massimo, Ernesto, Sandro) ho sempre ammmirato anche il calcio di Zeman
e quando è stato scelto per guidare la Roma nel Campionato passato, gestire
queste due grandi emozioni, era diventato difficile. Così ho preso l’abitudine
di scrivere una sorta di diario, che condividevo con i miei compagni di
avventura.
Un diario
che poi è uscito fuori dal cassetto….
Si alla fine ho pensato che tutte quelle emozioni
non dovessero rimanere private. Avevo voglia di condividerle e di farlo nel
modo più semplice che potessi. Così senza passare per troppe case editrici ho
pensato che renderlo disponibile su internet potesse essere il modo migliore.
Rapido, economico e soprattutto il più adatto al mio scopo che altro non era
che raccontare di Zeman, di un allenatore che poteva trasformare la mia squadra
nella più divertente di tutte.
Un bel libro
che si legge velocemente e ti riporta con la testa e con il corpo in campo con
i giocatori. Fino all’ultima partita di Zeman però…
Dopo non aveva senso raccontare. Quando Zeman è
andato via il mio sogno è rovinato a terra frantumandosi in mille pezzi. Tifo
per la Roma a prescindere da chi ci gioca e da chi la guida. Mi auguro che il
nuovo allenatore sia sostenuto in tutto e per tutto dalla società. Io lo farò
salvo che metta fuori rosa Totti senza una giustificazione valida. Chi comanda
non dovrebbe mai sconfessare un allenatore. Alla fine Zeman ha dimostrato di
aver ragione su tutto.
Una passione
ereditata…
Da un padre che era l’ultimo di sette figli e aveva
genitori e fratelli laziali.
Un eroe!
Si, per anni eravamo dovevamo difenderci da soli, ora
c’è anche mio figlio Matteo.
Nel libro
parli di molti giocatori e soprattutto di De Rossi. Questa settimana Daniele ha
compiuto 30 anni. Cosa gli auguri?
E’ un ragazzo molto emotivo e in questi anni si è
un po’ perso, spero che rimanga a Roma e che si riscatti.
Alla fine
del libro racconti di aver preferito volare a Londra per vedere la finale di
Champions League invece che quella di Coppa Italia…
Era una finale già scritta. Ho visto la partita,
perché non ho resistito, in pub pieno d’italiani. Molti romanisti e tre
laziali. Alla fine quei tre sono quelli che si sono divertiti più di tutti.
Se in
panchina ci fosse stato Zeman come sarebbe finita?
Non lo so. Sono certo che la Roma però sarebbe
uscita dal campo con maggiore dignità. A testa alta. Del resto Zeman quella
finale poteva vincerla, era sua. Zeman avrebbe detto alla squadra di mettercela
tutta, di provarci fino alla fine.
Dov’è Zeman
ora?
Zeman si sta riprendendo. Lui è un vincente. Uno
che crea campioni come Totti, Nesta, Verratti, Signori, Insigne. Per me Zeman è
una grande persona, un uomo che non perde mai.
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