Chi dice che Roma è vuota non è stato a La Posta il giorno di San Lorenzo.
Reparto: Raccomandate, notoriamente un ufficio piuttosto vuoto e veloce. Invece, sorpresa, una fila sostanziosa mi si presenta davanti schiacciandomi con le spalle alla porta che si è appena richiusa dietro la mia schiena. Alquanto anomalo, considerato il periodo estivo e l'orario. Cerco di trovare una posizione il più comoda possibile e mi metto l'anima in pace.
Penso a La Posta, a quanto in passato sia stato un luogo in cui chi vi si recava lo faceva con gioia. Qualcuno era in attesa di notizie dall'altra parte del mondo, dove qualche figlio o marito era andato alla ricerca di una sorte migliore, con la speranza di migliorare anche la sorte di chi non era partito. Qualche ragazza fremeva nel tenere tra le mani la lettera di un ragazzo che le dichiarava un amore bianco su nero, dalla forma tonda ed indelebile proprio come l'inchiostro. Vago tra queste romantiche fantasie quando l'entrata di un vecchietto mi distrae. Viso da persona per bene. Barba bianca e occhio sveglio. Apre la porta d'ingresso e sospira:
"Quanta fila..." un con filo di rassegnazione.
Tutti gli altri accennano a un sorriso amaro. Seguo quel signore che m'incuriosisce. Indossa un gilet militare sopra una maglietta di cotone a righe abbinata a un pantaloncino dello stesso colore del gilet. Fin qui sembra tutto normale. La sorpresa mi si svela quando mi concentro sui suoi piedi. Un paio di mocassini sudici e usurati fanno da riparo ai piedi consumati, a loro volta riparati in due calzini corti un tempo bianchi. Il vecchietto si tira dietro un carrello dove ha poggiato una busta di plastica dura, retta al manico del carrello da una cintura di corda. Lo guardo mentre trascina il suo corpo magro e il carrello verso una sedia rimasta vuota. Si adagia su quella sedia orfana, per aspettare il suo turno. Se ne sta composto e silenzioso. Tira fuori dalla borsa di plastica malandata una busta arruffata. Chissà cosa deve ritirare. Mi domando se quel tipo abbia una casa e quale possa essere il suo indirizzo. Quei mocassini malandati mi tornano davanti gli occhi di nuovo e ho come la sensazione che quell'uomo sia un nuovo povero figlio di questa crisi. Una sensazione però che vacilla e riguardandolo bene dalla testa in giù penso che forse è sempre stato povero oppure lo è diventato per mandare un figlio a studiare in un college svizzero. Ha parlato poco ma ha mostrato una proprietà di linguaggio e un cervello allenato tipico di chi ha lavorato e studiato. Ad un tratto la fila si anima. Qualcuno prova a entrare da fuori e qualcun altro ad uscire ma la porta sembra bloccata ermeticamente.
La Posta c'ha rapito. Il panico si diffonde. L'unica cassiera, dell'unica cassa aperta alla domanda:
"Scusi, perché ha chiuso la porta?"
Risponda con un'aria rassegnata:
"Oh, non ditemi che è caduto il cartone?"
Il cartone??? In effetti alla sua osservazione tutti abbiamo osservato un cartone schiacciato scivolato sul pavimento accanto alla porta d'ingresso. Un cartone per bloccare la porta di una delle Poste Centrali di Roma.
"Siamo nel Terzo Mondo" commenta qualcuno.
"Terzo? Da mo' che c'ha superato il Terzo Mondo" continua un altro, finché una signora conclude con una domanda:
"Perché siamo ancora sulla lista?"
Mentre i commenti incalzavano sovrastandosi, un altro impiegato de La Posta, richiamato telefonicamente dalla sua collega, si avvicina alla porta con una chiave e ci libera dalla segregazione.
Tutto questo trambusto ha fatto procedere la fila più velocemente e così tra un paio di persone è il turno mio.
Fuori si sente una donna che litiga:
"Insomma non c'ho nessun diritto io? Quella casa è pure mia, nemmeno più un piede ci posso mettere? Ci sono dei documenti personali!!! Non li dovete aprire, sono miei!"
Mi distraggo giusto il tempo di veder andar via il cliente prima di me. Nel frattempo il qualunquismo s'impossessa della stanza. Chi se la prende con il Sistema che non funziona. Chi con i politici. Nessuno se la prende con se stesso e con questa Italia che è fatta da italiani, corrotti, furbi e sfaccendati.
Arrivo davanti all'unica commessa dell'unico sportello della Posta:
"Stanno tutti in ferie" si giustifica quando gli domando come mai ci sia solo una cassa aperta. Chiedo se posso pagare un bollettino ma No, non è possibile deve andare all'altro ufficio. Non si preoccupi non c'è fila... ringrazio e ritiro la mia raccomandata.
Tutta questo per ritirare un avviso della Polizia Municipale che mi avvisa di dover andare a ritirare una multa al comando di via di Donna Olimpia. Quindi una fila che ti comunica che dovrai fare un'altra fila. Ottimo! W La Posta...e pensare che a me le lettere sono sempre piaciute. Esco stringendo l'avviso tra le mani. Faccio finta che è una lettera di un'amica di penna che vuole venirmi a trovare; di un parente lontano che mi comunica un'eredità in arrivo; di un premio letterario vinto sbaragliando la concorrenza. Così mi torna il buon umore e mi sento più leggera. Del resto per sperare nel meglio per fortuna non c'è bisogno del numeretto...parola di Tacco12.