London Diary: Il mio incontro con sua Maestà Jimmy Page, Led Zeppelin Legend |
Su Camden dovrei scrivere un capitolo a parte legato al food street e ai market. Un posto fuori dal comune per noi italiani abituati a cibo più raffinato (in termini di cottura intendo) e così provinciali da credici internazionali solo perchè internazionali è nome del nostro torneo di tennis.
Un mix di culture impressionante, una girandola di odori, sapori e gusti. Pazzesco Camden, non troverei altri aggettivi per definirlo.
Quindi il nostro bel Oliver's Fish&Chips
servito in un box apposito e degustato su un tavolone di legno,
sorseggiando acqua e cocacola mentre l'odore di crepes con lo zucchero
vanigliato s'infilava diabolicamente nelle nostre narici.
L'unica soluzione ci è parsa quella di scappare e andare a Trafalgar Square,
perchè è lì che c'è la cultura teatrale di questa città dalle mille
facce. Un po' di giri tra i teatri e un salto alla libreria Waterstone's per poi ritornare alla base con diverse ore di camminata sulle gambe e un sushi come cena.
London Diary: West Ham Stadium Boleyn - Upton Park |
Il lunedì il giro previsto prevedeva: richiesta espressa di fare una foto dentro lo stadio (come già vi ho raccontato) poi tappa alla casa di Jimmy Page.
Questa seconda esperienza mi aveva definitivamente convinto che Jimmy poteva essere ovunque tranne che dentro quel castelletto.
Nessun
segno di vita diverso dal giorno precedente. Addirittura la ragnatela
sul cancelletto e la collanina ancora lì che giaceva incustodita
aspettando che "quelle" mani la prendessero tra loro.
L'unica novità era la presenza di un autista
che era appostato proprio di fronte la casa. Con Mirko avevamo deciso
di aspettare la stessa persona che quel tipo stava aspettando. Così,
dato che mancavano 5 minuti a mezzogiorno, ci eravamo convinti che
l'appuntamento fosse per quell'ora. Il tizio gira la macchina e si
parcheggia proprio tra la casa di Page e una casa bianca.
Scoccano le 12.00 e qualche minuto prima lo avevamo visto andare a suonare alla porta della casa bianca.
"Magari è la vera casa di Jimmy quella! Mente questo castello è tutta una facciata" pensa Mirko nella sua opera di convincimento.
Alle 12.00 in punto però l'autista apre la partiera per far accomodare una signora di classe ma non sua maestà Jimmy Page.
London Diary: Harrods Sale, Jimmy Choo shoes |
Così, un po' rassegnati, decidiamo di continuare il nostro giro direzione: Harrods sperando di trovare
delle favolose Jimmy Choo che non troverò (a ognuno il suo Jimmy).
In realtà ne troverò molte, e anche in saldo, ma nonstante ciò a prezzi troppo alti per una povera giornalista come me.
In realtà ne troverò molte, e anche in saldo, ma nonstante ciò a prezzi troppo alti per una povera giornalista come me.
Così dopo aver quasi pianto su quelle pazzesche Tacco 12cm ci dirigiamo da Strabucks per uno spuntino veloce e poi alla metro perchè voglio andare a vedere il Big Ben e la London Eye.
Una bella passaggiata lungo il Tamigi e capita d'imbattersi nel Festival dell'Amore, tutto cuori e colori: divertente.
Altra metro e via di nuovo alla ricerca della famosa strada di Febbre a 90', celebre romanzo di Nick Hornby divenuto film cult per gli appassionati di calcio. Fermata Arsenal.
Non appena esci dalla metro te la trovi dritta avanti a te Highbury Hill e ti vedi davanti gli occhi i festeggiamenti dei tifosi e Colin Firth ebbro di gioia nei panni dello sfegatato, e tanto uguale a te, protagonista innamorato della sua squadra di calcio. Un giro dell'isolato e vedi lo stadio degli Emirates in lontananza. Qualche triste rimembranza da romanista masochista e poi via di corsa a Piccadilly per trovare un pub, Duke of Argyl in Brewer Street, dove mandar giù una buona birra gelata, un panino con hamburger e patatine fritte e un pasticcio di patate e pesce niente male.
Altra metro e via di nuovo alla ricerca della famosa strada di Febbre a 90', celebre romanzo di Nick Hornby divenuto film cult per gli appassionati di calcio. Fermata Arsenal.
Non appena esci dalla metro te la trovi dritta avanti a te Highbury Hill e ti vedi davanti gli occhi i festeggiamenti dei tifosi e Colin Firth ebbro di gioia nei panni dello sfegatato, e tanto uguale a te, protagonista innamorato della sua squadra di calcio. Un giro dell'isolato e vedi lo stadio degli Emirates in lontananza. Qualche triste rimembranza da romanista masochista e poi via di corsa a Piccadilly per trovare un pub, Duke of Argyl in Brewer Street, dove mandar giù una buona birra gelata, un panino con hamburger e patatine fritte e un pasticcio di patate e pesce niente male.
London Diary: Duke of Argyl, Brewer Street - Soho |
Martedì è il giorno più brutto, perchè è quello della ripartenza. Sarà stato per questo motivo che il destino ha voluto regalrci Jimmy.
La mattina prima un salto a Convent Garden e poi ad Abbey Road, perchè se i Led Zeppelin sono i miti di Mirko, beh a casa mia si ascoltavano soprattutto Beatles e quindi...
Foto
di rito sulle strisce pedonali più famosi del mondo dove i fabulous
four si sono fatti immortalare per il loro Abbey Road album e poi ancora
metro per andare alla ricerca di qualche vinile in negozi famosi Alta Fedeltà style.
Abbey Road, like a Beatles, London |
Appena il tempo di tornare a salutare la casa di Jimmy Page e poi un boccone volante perchè bisognava andare a recuperare i bagagli in albergo e prendere il pulman per l'aeroporto.
Dico a Mirko di andare avanti mentre guardo ancora qualche vetrina, di non preoccuparsi che lo raggiungerò al più presto.
Quando lo raggiungo davanti casa di Jimmy comincia a farmi una serie di cenni come a dire:
"Corri, vieni qui!"
Quando lo raggiungo davanti casa di Jimmy comincia a farmi una serie di cenni come a dire:
"Corri, vieni qui!"
Accelero il passo e, non appena gli sono vicino, mi mostra che la catenina sul muro è sparita e il cancelletto, con tanto di ragnatela, è aperto.
"C'è qualcuno!"
Mirko è incontenibile, io un po' meno ho la sensazione di veder fallire per la terza volta in tre giorni la sua speranza accanto a una certezza però, cioè che qualcuno ci sia:
Mirko è incontenibile, io un po' meno ho la sensazione di veder fallire per la terza volta in tre giorni la sua speranza accanto a una certezza però, cioè che qualcuno ci sia:
"Sarà un guardiano, un giardiniere...va beh, chiunque sia gli chiediamo se Jimmy è a Londra o no, almeno avremo una risposta".
Non appena gli dico queste parole sul marciapiede verso di noi è in arrivo un signore anziano
con i capelli bianchi e una bustina di plastica viola con la scritta
Party sopra e un rotolo di carta regalo che sporge dall'apertura in
alto.
Mirko non parla più, balbeltta:
Mirko non parla più, balbeltta:
"E' lui! (prima silenzio e poi di fretta) Prendi la macchinetta, il telefonino..."
Iniziamo ad andargli incontro
Iniziamo ad andargli incontro
"Sei sicuro mi sembra un vecchietto non è che ti sbagli?"
"E' lui sbrigati"!
E come due idioti gli siamo andati quasi in faccia chiamandolo:
"Mister Page, Mister Page please..."
Il resto a raccontarlo sembra un sogno. Lui che sulle prime, un po' colto alla sprovvista, accenna a un:
"Sorry, I'm very busy" e poi incalzato da un Mirko quasi piangente, che gli confessa senza remore:
"Mister Page I'm here for You! I came from Italy, you are my Myth. A Legend for me"
Jimmy deve aver capito che non eravamo così pericolosi, secondo me gli abbiamo fatto anche un po' pena. Avrà visto il nostro tremore nelle mani e la gioia come di un bambino quando per la prima volta riesce a camminare senza cadere gambe all'aria.
Sarà stato questo, sicuramente quando rassegnato dice un :
"Yes, ok... ok guys"
Mirko si mette in posa scatto qualche scatto con il mio e il suo telefonino.
Poi prende il battipenna della chitarra che aveva conservato nel suo zaino con un bel pennarello e chiede di nuovo:
"Please, could you sign it? It's a part from my guitar"
Lì Page scuote la testa e spiega, in un inglese mangiato e incompernsibile, che lui non autografa nulla a nessuno, che non è per noi, semplicemente non è solito firmare nulla.
Mirko a quel punto tira fuori un cartoncino di carta e chiede un autografo a suo nome. Non demorde è più tenace di quanto immaginassi. E' subito pronto a fargli lo spelling del suo nome e Jimmy esaudisce alla fine la sua richiesta.
Poi si volta verso di me e dice:
"E lei? Lei è la tua ragazza? Non la fa lei una foto con me?"
Sorrido e dico di si con la testa tante volte. Sono vicino a Jimmy Page, mi tremano le mani dall'emozione. Sorridiamo insieme davanti al telefonino macchina fotografica e poi mi domanda:
"E' un bravo chitarrista?" Guardando Mirko.
Gli dico: "For sure! Oh yes, he is".
Due ore dopo siamo su treno express diretto a Gatwick, dato che il pulman l'avevamo perso. Arrivati in aeroporto abbiamo aspettato 4 ore, il nostro volo della Easyjet che era stato spostata dalle 19.20 alle 22.00
"Mister Page, Mister Page please..."
Il resto a raccontarlo sembra un sogno. Lui che sulle prime, un po' colto alla sprovvista, accenna a un:
"Sorry, I'm very busy" e poi incalzato da un Mirko quasi piangente, che gli confessa senza remore:
"Mister Page I'm here for You! I came from Italy, you are my Myth. A Legend for me"
Jimmy deve aver capito che non eravamo così pericolosi, secondo me gli abbiamo fatto anche un po' pena. Avrà visto il nostro tremore nelle mani e la gioia come di un bambino quando per la prima volta riesce a camminare senza cadere gambe all'aria.
Sarà stato questo, sicuramente quando rassegnato dice un :
"Yes, ok... ok guys"
Mirko si mette in posa scatto qualche scatto con il mio e il suo telefonino.
Poi prende il battipenna della chitarra che aveva conservato nel suo zaino con un bel pennarello e chiede di nuovo:
"Please, could you sign it? It's a part from my guitar"
Lì Page scuote la testa e spiega, in un inglese mangiato e incompernsibile, che lui non autografa nulla a nessuno, che non è per noi, semplicemente non è solito firmare nulla.
Mirko a quel punto tira fuori un cartoncino di carta e chiede un autografo a suo nome. Non demorde è più tenace di quanto immaginassi. E' subito pronto a fargli lo spelling del suo nome e Jimmy esaudisce alla fine la sua richiesta.
Poi si volta verso di me e dice:
"E lei? Lei è la tua ragazza? Non la fa lei una foto con me?"
Sorrido e dico di si con la testa tante volte. Sono vicino a Jimmy Page, mi tremano le mani dall'emozione. Sorridiamo insieme davanti al telefonino macchina fotografica e poi mi domanda:
"E' un bravo chitarrista?" Guardando Mirko.
Gli dico: "For sure! Oh yes, he is".
Due ore dopo siamo su treno express diretto a Gatwick, dato che il pulman l'avevamo perso. Arrivati in aeroporto abbiamo aspettato 4 ore, il nostro volo della Easyjet che era stato spostata dalle 19.20 alle 22.00
Eravamo un po' infastiditi ma troppo felici per rovinarci la giornata.
Londra, ancora una volta si era rivelata la New York italiana, quel posto dove tutto è possibile, basta volerlo.
Londra, ancora una volta si era rivelata la New York italiana, quel posto dove tutto è possibile, basta volerlo.
London Diary: Me and My old Friend in Piccadilly Circus |
Appunti a margine:
sono rimasta delusa dalla shopping. Io che amo comprare qualcosa di
originale e tipico, una novità ancora non presente in Italia o una marca
nel Bel Paese sconosciuta, ho davvero fatto difficoltà. Questa
omologazione sta ammazzando la tradizione e quello che è tipico sta
diventando più economico a casa nostra. Che fine hanno fatto i Dr Martens tanto economici di qualche anno fa?
In compenso ho trovato una magliettina Fred Perry molto scontata. Yuppi! Che viaggio è se oltre ai ricordi non si porta un souvenir a casa?
In compenso ho trovato una magliettina Fred Perry molto scontata. Yuppi! Che viaggio è se oltre ai ricordi non si porta un souvenir a casa?
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