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21 novembre 2016

Telefona quando arrivi, il nuovo libro di Paolo Ruffini


Tacco12cm intervista con Paolo Ruffini per il suo romanzo "Telefona quando arrivi"
A vederlo con quella faccia un po' così, sempre a metà tra il serio e la presa in giro non avrei mai pensato che intervistare Paolo Ruffini potesse essere tanto divertente e formativo. Classe 1978, una formazione che lo porta a svolgere tanti mestieri: quello di attore, di regista, di presentatore. La sua passione per il cinema lo spinge a fondare l'associazione Nido del Cuculo. Dopo averlo visto sul palco di Colorado e averlo letto come blogger nel suo blog #solocosebelle è giunto il momento di prenderlo sul serio, perchè quando si parla di ricordi e memoria si ride molto ma lo si fa seriamente. 
 
Il grande pubblico ti conosce come conduttore e attore e invece oggi t’intervisto nei panni dello scrittore…
Pensa te… come me la tiro!
Ti devo dire invece che sei stato una bellissima scoperta, sarà che sono del tuo stesso anno e mi sono ritrovata in tutti i tuoi ricordi… non so però mi è molto piaciuto. Come nasce questo libro?
Forse tu saresti più brava di me perché io ci sto talmente dentro che non saprei raccontarlo. Credo che sia soltanto un piccolo percorso della memoria per ricordarsi di come eravamo prima dell’avvento del web.  Cerco ovviamente di sospendere il giudizio, di non fare il conservatore, dire che eravamo meglio prima  o siamo meglio ora. Ovviamente questo obiettivo lo fallisco totalmente e mi lascio andare a dei sentimentalismi straordinari per quanto riguarda la tv di una volta, delle frasi, delle cose che succedevano tipo delle frasi come quelle che diceva il mio babbo “io intanto scendo, vado a scaldare la macchina”, oppure “telefona quando arrivi” o ancora quando si vedeva una macchina che aveva la nostra stessa macchina e ci si salutava.
Era molto più social no?
Secondo me era molto più social quello che quello che c’è ora, anche perché se te apri Facebook trovi tanta di quella cattiveria da non sembrare molto social. Facci caso, anche quando ti ritrovi a condividere momenti in compagnia e si sta seduti a tavola, ti accorgi che chi hanno tutti la testa chinata sul telefono. Così più che social si diventa a-social.  
Forse un tempo tutto era più reale…
C’era una concretezza diversa data anche dal fatto che se andavi in un posto chiedevi le informazioni; non c’erano i cellulari ma si arrivava puntuale lo stesso, si lavorava, si prendevano gli appuntamenti telefonando. C’erano una serie di cose che tu ti dici “come si faceva?” Ecco mi pongo dei dubbi, forse non ho la cultura per avere delle risposte.  Sono tutti piccoli spunti interessanti e semplici, di cose minimali che c’erano e non ci sono più.
Hai detto bene, tutti piccoli spunti ma tantissimi perché il tuo è un libro che si articola in capitoli più o meno brevi e toccando i più svariati argomenti. Per esempio mi ha fatto molto ridere quando tu racconti, già nella parte del prologo, di film come E.T. , i Goonies e La Storia Infinita che erano considerati dei capolavori già all’epoca della loro uscita e poi parli di Una Poltrona per due e di Piccolo Lord pellicole sempre presenti sui canali tv nei giorni di Natale… tuttora.
Tutti i titoli che trovi, se ci pensi pensi bene sono tornati anche nei cinema in una versione riveduta e corretta. La verità è che non ci s’inventa più nulla. Se tu prendi anche il cinema americano allora 007 è una serie ancora in voga ma che riprende un personaggio degli anni ’30. Batman e Spiderman sono degli anni ’50, Star Wars è iniziato nel 1977. Se tu pensi ai miti del cinema dopo il 2000 fai fatica a trovarli. Rambo, Rocky e Star Treck, le storie di fantascienza sono tutte storie vecchie, nate tanti anni fa. Ora hanno rifatto i Ghostbusters, ci sono i robot di Robocop di Atto di Forza quindi è come se adesso tutto ciò che è nuovo faticasse  ad attecchire. E’ perché semplicemente c’è una dispersione totale. Ricordo quando la mia nonna diceva : “Cosa danno stasera?”  Quando Italia Uno si diceva “sul sei.” Ora se pensi che  ci sono 20 canali di cinema, poi c’è il +24, il +1 . C’è Premium, Fastweb, Infinity, Alice, Netflix, Sky ovviamente è un bene, perché crea tante possibilità, tanta scelta per il pubblico però anche la dispersione di quello che è il ricordo e anche l’idea di condividere qualcosa con qualcuno in un ufficio, in una scuola, anche quello era importante e bello.
Tra la foto, la cartolina e il vhs cos’è che ti manca di più?
“La pellicola cinematografica… lì va beh, si passa all’orgasmo puro”.
E’ fuori ? ti ricordi ? Cercavi il film e non c’era . A me manca il Vhs, sai cosa? Te fai conto che in casa ho 16mila fila di cui 10 mila originali e 6 mila registrati da me. Quindi figurati cosa significa per me registrare , potevi andare avanti e indietro. Anche il videoregistratore aveva una destinazione d’uso, ora io ho un telefono come tanti ma in realtà uso solo 3 funzioni. Prima avevamo gli scaffali più pieni ma c’era un’ attenzione più precisa e perspicua di alcune cose. Adesso abbiamo poche cose che fanno tante cose però non so, ci manca qualcosa.

A pag.17 scrivi : Ricordo che mio fratello riuscì a procurarsi una VHS del film, ma non avevamo ancora il videoregistratore, allora per farmela vedere si fece prestare una videocamera, l’attaccò alla scart del televisore e riprodusse la videocassetta con quella. Che goduria! Che meraviglia!
E vedemmo StarWars e fu un evento. Non so quante persone hanno registrato Nel nome della Rosa quando andò in onda per la prima volta su Raiuno.
Ricordi anche gli spot nel tuo libro e tu ne hai girato anche uno, quello del Kinder Cereali, che era una delle tue merende preferite. Perché quelli del 1978 oltre a essere gli ultimi a non aver usato il cellulare a scuola, sono anche quelli che facevano merenda…
A volte ascolto persone che dicono “ho mangiato di tutto e di più” oppure “questo è come un diamante, è per sempre” non si sono inventati nulla di nuovo.
Ci sono delle cose del passato che rimangono nel presente? 
La cosa del passato che rimane è la coscienza dei bambini almeno fino a 5 anni. Poi cominciano a usare l’ipad invece della penna questo è il futuro però quell’incanto che soltanto i bambini che nascono possono avere, nel senso di fede nei confronti delle favole, dei draghi. L’incanto dei bambini verso la favola, quello rimarrà sempre.
C’è un’altra cosa che mi ha fatto molto ridere ma semplicemente perché mi è successa recentemente. Ho una cugina nata nel 1996 e non ricordo per quale ragione, mi è capitato di dire la parola Gettone e lei mi ha chiesto “Cos’è?” e questa domanda mi ha lasciata di sasso: primo perché mi sono sentita vecchia in un secondo e poi perché mi è venuto da dire : “ma non è possibile che tu non sappia cos’è un gettone”. Beh, tu dedichi un capitolo proprio a questo e lo intitoli : io sono Getto-nato, ce lo racconti?
I Gettoni servivano per telefonare, adesso sembrerà assurdo ma esistevano le cabine telefoniche e prima delle schede telefoniche, per telefonare serviva il gettone che valeva 200 lire e a volte capitava che pagavi con il gettone e ti guardavano di traverso perché non era tanto “ganzo” pagare con il gettone, però era merce di scambio. A me questa cosa mi faceva impazzire, l’idea cioè di comprare qualcosa con una moneta che serviva per telefonare.
Il pomeriggio si vedeva BimBumBam… oppure Ciao Ciao
Ai tempi c’era la tv generalista che dedicava un’ora al giorno per i bambini. I puffi li conoscono tutti grandi e piccini. Oggi invece c’è una scelta talmente ampia che o hai bambini o non sai  di quale cartone animato si stia parlando. Il settoriale ha reso tutto meno pop.
E poi quando si era più grandi si è passati a Non è la Rai .
Ho dei ricordi… trasmissione meravigliosa la mia preferita era Francesca Gollini, i miei primi pruriti. Quando tornavo da scuola c’era Non è la Rai.  A volte penso sia cambiato il pubblico. Oggi siamo molto più esigenti, molto più noiosi. Se te pensi al Festival Bar c’era Den Harrow che cantava palesemente in playback e tutti lì a ballare e cantare, oggi Gianni Morandi non può nemmeno andare a fare la spesa di domenica che si prende una montagna di critiche.
Paolo ti facciamo ascoltare una colonna sonora… vediamo se indovini... (in radio parte una colonna sonora di un famoso film)
Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis 1985 con Michael J.Fox e Christopher Lloyd. Vi dico una cosa su questo film. Robert Zemeckis, che è l’ideatore di Ritorno al Futuro, ha proibito proprio un contratto nella sua licenza che qualche studio hollywoodiano possa fare un remake o un sequel. Ritorno al Futuro non si farà mai più. Quello è e quello sarà per sempre.  Niente sarà mai abbastanza. Io sono uno StarWarsista  e devo dire che quello è stato prodotto dopo, anche se bellissimo, è stato uno sputtanamento di tutto. La storia non doveva uscire fuori da dove ormai era imprigionata.
C’è qualcosa “di nuovo” che invece reputi una gran bella invenzione?
Youtube, Wikipedia… non sono contrario alla possibilità che oggi tutto sia più raggiungibile. Però contesto il modo. Un tempo, oltre a ottenere l’obiettivo imparavi come cercare qualcosa. Sono solo polemico sul  fatto che non sappiano più chiedere un’indicazione,  ho il timore di perdere il contatto umano e così la memoria. Oggi ci sono scoperte straordinarie. Prima denunciare certi reati era complicato, ora la tecnologia è andata avanti e aiuta anche chi ha più problemi, la stessa medicina ci ha dato risorse diverse., questo è molto importante.  La verità è che ho scritto questo libro “Per ricordarsi di quando si era felici e non dimenticarsi di esserlo sempre”. 

(Intervista realizzata il 10 novembre a SlashRadio, la Radio dell'Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti Onlus)

“Telefona quando arrivi” – Sperling&Kupfer  
prezzo 17,00 euro 

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